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Sono state depositate ieri alle Procure di Roma e Milano due querele contro il Sicve-PM, il nuovo sistema di controllo della velocità media che ha sostituito il Tutor. Come per quest'ultimo, il problema fondamentale è quello dei brevetti, dopo che la Corte d'Appello di Roma ha stabilito che il Tutor è stato copiato da Autostrade per l'Italia. In gioco non ci sono solo le multe, ma anche e soprattutto la possibilità di utilizzo economico di questi brevetti su un mercato in espansione, in Italia e all'estero.

Le querele sono in prima battuta contro gli amministratori delegati di Autostrade per l'Italia, Autostrade Tech (cui qualche anno ha fu volturata l'approvazione - “omologazione” - ministeriale del Tutor) e contro il coordinatore del Comitato etico di Atlantia, la capogruppo delle due società, quotata in Borsa. Si ipotizzano illeciti come le false informazioni al mercato, la truffa aggravata ai danni dello Stato, la truffa “semplice” e il danno erariale.
In sostanza, vengono ribaditi i dubbi giuridici sulla reale innovatività del Sicve-PM, già spiegati più volte dal Sole 24 Ore a partire dall'11 aprile scorso, e si aggiunge un elemento nuovo, di natura tecnica. Secondo il querelante (l'imprenditore di Latina Alessandro Patanè, che ha acquisito la licenza del brevetto originario sui cui si basa il Tutor ed è titolare del software con cui il sistema ha iniziato a funzionare nel 2005), il “cuore” del Sicve-PM non sarebbe così diverso da quello del Tutor.

Secondo Autostrade per l'Italia, la differenza starebbe nel Platematching brevettato dalla società Engine, che riconoscerebbe un veicolo non con un Ocr (lettura automatica della targa), ma rilevandone l'intera immagine, cosa che da un lato dovrebbe far funzionare il sistema anche quando la targa si legge male ma dall'altro potrebbe limitarne l'estensione a tutta Italia perché occorre un'elevata capacità di trasmissione ed elaborazione dati.

Secondo Patanè, dietro al Platematching si celerebbe invece ancora un Ocr. Le Procure dovranno esaminare le argomentazioni tecniche prodotte dall'imprenditore e potrebbe essere necessario nominare periti. La Corte d'Appello di Roma ad aprile aveva escluso le rilevanza penale della vicenda dei brevetti del Tutor, ma ora si tratta di vagliare tutto di nuovo, alla luce dei nuovi elementi e di quelli che potrebbero aggiungersi nel prosieguo.

Nel frattempo, con le querele Patanè chiede il sequestro delle apparecchiature attualmente installate, cosa che nell'immediato bloccherebbe nuovamente i controlli sulla velocità media. In prospettiva incombe comunque la data del novembre 2019, quando il brevetto originario del Tutor scadrà e quindi sarà “liberalizzato” l'uso di sistemi del genere. Date la complessità delle questioni e la lentezza della giustizia, la possibilità è che la situazione attuale si protragga fino a novembre 2019. Anche per questo Patanè sta per scrivere ai ministri Toninelli (Infrastrutture), Salvini (Interno), Di Maio (Sviluppo economico) e Bonafede (Giustizia).

Il tutto mentre, come anticipato dal Sole 24 Ore sabato, l'Anas sta avviando - con sistemi che dovranno avere caratteristiche più evolute - l'estensione dei controlli di velocità media anche sulle statali. A regime, dovrebbe essere sotto controllo una rete di ben 24mila chilometri.

Maurizio Caprino - 31 luglio 2018 – tratto da sole24ore.com

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