Un confronto fra due bilanci bimestrali per avere, forse, mille euro. E ciò che devono fare i liberi professionisti titolari di partita Iva attiva al 19 maggio 2020, iscritti alla c.d. Gestione separata Inps (legge 335/1995), non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, per poter richiedere il contributo di 1.000 euro previsto dall'articolo 84 del dl Rilancio, per il mese di maggio 2020.

Per poter richiedere tale indennità all'Inps occorrerà infatti attestare di aver subito una riduzione di almeno il 33 per cento del reddito del secondo bimestre 2020, rispetto al reddito del secondo bimestre 2019.

Tale reddito, precisa il secondo comma della disposizione in commento, deve essere individuato secondo il principio di cassa, come differenza tra i ricavi e i compensi percepiti e le spese effettivamente sostenute nel periodo interessato e nell'esercizio dell'attività, comprese le eventuali quote di ammortamento.

Per poter fare questa verifica occorrerà dunque determinare il reddito di lavoro autonomo relativo al secondo bimestre 2020 e al secondo bimestre 2019, predisponendo, di fatto, due veri e propri quadri RE.

L'operazione si presenta assolutamente macchinosa e complessa costringendo i potenziali fruitori dell'indennità alla determinazione di un'entità reddituale non direttamente ricavabile né dalla loro contabilità né, tantomeno, dalle loro dichiarazioni dei redditi.

Il tenore letterale della disposizione in commento, richiamando espressamente il principio di cassa, lascia intendere che per la determinazione di tali redditi bimestrali si debba fare unicamente riferimento alla disciplina tributaria del reddito di lavoro autonomo (articoli 53 e 54 del Tuir). Ciò significa, tanto per fare qualche esempio concreto, alla speciale disciplina alla quale sono assoggettate le spese di rappresentanza o quelle relative alla partecipazione a corsi di formazione, convegni etc.

Per quanto attiene invece alle quote di ammortamento, fermo restando i limiti di deducibilità per alcune tipologie di beni strumentali, occorrerà determinare la quota da imputare al periodo bimestrale di riferimento in ragione dei 2/12 dell'intero.

Nel caso in cui il libero professionista iscritto alla gestione separata Inps, avesse adottato il regime forfettario di determinazione del suo reddito di lavoro autonomo le cose, se possibile, si complicheranno ancora di più.

Non avendo tenuto la contabilità né il libro dei beni ammortizzabili, la determinazione del reddito dei due bimestri, utile per la verifica richiesta dall'articolo 84 del decreto rilancio, dovrà essere effettuata ripartendo, praticamente, da zero.

I prospetti attraverso i quali si sono determinati i due redditi bimestrali ed i relativi documenti giustificativi, dovranno essere conservati dal contribuente ed esibiti nel caso in cui l'Agenzia delle entrate dovesse effettuare i riscontri previsti dalle disposizioni contenute nel già citato articolo 84 del decreto rilancio.

Per richiedere l'indennità di 1.000 euro, si legge infatti nella parte finale del secondo comma, il contribuente deve presentare all'Inps una apposita domanda nella quale autocertificherà il possesso dei requisiti previsti dalla norma in commento (riduzione di almeno il 33 per cento del reddito). Una volta ricevuta la domanda l'Inps, prosegue la disposizione, invierà una comunicazione all'Agenzia delle entrate contenete i dati identificativi del contribuente che ha presentato l'autocertificazione per la verifica dei requisiti.

A quel punto sarà compito dell'Agenzia delle entrate effettuare appositi controlli in relazione alle perdite di reddito autocertificate dai contribuenti richiedenti l'indennità. È probabile che tali verifiche vengano effettuate su base campionaria chiedendo ai contribuenti di produrre la documentazione giustificativa del possesso dei requisiti per l'accesso all'indennità di 1.000 euro in oggetto.

Per evitare di commettere errori il contribuente dovrebbe rivolgersi ad un professionista ma a quel punto resta da chiedersi se il gioco valga davvero la candela.

È infatti plausibile accollarsi delle spese per sapere se si ha o meno il diritto a richiedere un'indennità di 1.000 euro?. È una domanda che in molti, nei prossimi giorni, dovranno porsi.

Andrea Bongi – 28 maggio 2020 – tratto da Italia Oggi

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