Il sistema si blocca al momento di indicare i sistemi di pagamento elettronico con cui si intende partecipare al programma. PagoPa, che gestisce l'infrastruttura, si è scusata per i disservizi e garantisce di essere al lavoro per risolvere tutti i problemi. Gli acquisti elettronici, esclusi quelli online, da domani al 31 dicembre possono generare un rimborso dallo Stato fino a 150 euro

«Si è verificato un errore temporaneo nel salvataggio di questa carta». «Non siamo riusciti a recuperare la tua carta PagoBancomat». «Non è stato possibile caricare i tuoi metodi di pagamento, riprova per piacere». Sono alcuni dei messaggi cui si sono trovati di fronte gli utenti che hanno cercato di iscriversi al Cashback sulla App Io. Il sistema si blocca al momento di indicare i sistemi di pagamento elettronico con cui si intende partecipare al programma. PagoPa, che gestisce l'infrastruttura, si è scusata per i disservizi e garantisce di essere al lavoro per risolvere tutti i problemi. Inoltre ha precisato che «sono già circa 1 milione gli utenti che hanno caricato almeno un metodo di pagamento e sono pronti ad attivare il Cashback tramite l'app Io».

Nella notte è stato rilasciato il nuovo servizio, con qualche intoppo in fase di registrazione delle carte. Ce ne sono comunque “324mila” aggiunte di nuove ma sono possibili “momentanei rallentamenti e disservizi”, spiega la società scusandosi in anticipo e chiedendo “comprensione e pazienza” ai cittadini per uno “dei progetti più complessi e sfidanti che sia stato realizzato sin qui in Italia e in Europa”.

L’operazione cashback - al via martedì 8 dicembre – dovrà poi misurarsi con le restrizioni decise dal Governo per scongiurare la terza ondata del coronavirus. Gli acquisti fatti dall’8 al 31 dicembre potranno generare il rimborso di Stato fino a un massimo di 150 euro. Ma dovranno essere pagati - con carte, bancomat e app - solo di persona: cioè presso negozi, ristoranti, supermercati, artigiani e professionisti. Fuori gioco, invece, gli acquisti online. Insomma, un invito allo shopping tradizionale. Da incrociare, però, con le restrizioni in termini di orari, giorni di chiusura e limiti di spostamento contenute nel Dpcm del 4 dicembre.

Per ottenere il cashback di Natale servono almeno dieci pagamenti da domani alla fine dell’anno. In pratica uno ogni due giorni, tolte le feste. Il rimborso sarà pari al 10% della spesa. Ad esempio, con 20 acquisti da 25 euro (spesa totale di 500) si avrà un cashback di 50 euro. Il denaro arriverà a febbraio direttamente sul conto corrente del beneficiario e l’accredito non potrà superare i 150 euro totali. Con una avvertenza in più: il rimborso per singola operazione non sarà mai superiore a 15 euro, anche per i pagamenti superiori a 150 euro.

Chiusa la fase natalizia, dal 1° gennaio comincerà il cashback a regime, che sarà su base semestrale fino al 30 giugno 2022. Gli acquisti dovranno essere almeno 50 a semestre. E il rimborso arriverà fino a 150 euro (per un totale di 300 annui). Sempre ogni sei mesi, le 100mila persone che avranno fatto più operazioni avranno un premio aggiuntivo: il super cashback, pari a 1.500 euro fissi.

Corsa alla App e registrazione

Per aderire al programma bisogna registrarsi sulla app IO: l’applicazione dei servizi pubblici gestita da PagoPa, a cui si può accedere con le credenziali Spid o con il Pin della carta d’identità elettronica (Cie). Lì vanno indicate le carte di credito, di debito, PagoBancomat e le app («altri strumenti di pagamento») che si intende associare al cashback, e andrà inserito l’Iban del conto su cui ricevere i rimborsi.

Ma l’adesione può avvenire anche tramite i «sistemi messi a disposizione da un issuer convenzionato» (gli operatori che forniscono gli strumenti di pagamento). Ci si potrà cioè registrare sulle app di pagamento, senza passare da IO: un’opzione praticabile già da domani, ad esempio, per Satispay, Yap, Nexi Pay, e da metà gennaio per Bancomat Pay (che nel frattempo sarà comunque registrabile sulla app IO). La scelta di non ricorrere subito a IO alleggerirà il peso delle richieste sull’app della Pa, che nei giorni scorsi ha visto qualche rallentamento proprio per gli interventi di manutenzione e potenziamento. Chi vorrà associare al programma più strumenti di pagamento, riferiti a operatori diversi, dovrà comunque registrarsi su IO.

Consegne a domicilio e spese «spacchettate»

Sono esclusi dal cashback i bonifici diretti su conto corrente, le operazioni relative a pagamenti ricorrenti (con addebito su carta o su conto corrente), e quelle eseguite presso gli sportelli Atm (come le ricariche telefoniche). Escluso anche l’e-commerce, compresa la spesa a domicilio offerta da molte catene di supermercati (perché l’utente non paga appoggiandosi a un Pos). Vi rientra invece un servizio di consegna a domicilio come quello di Satispay («Ordina a domicilio»), in cui il pagamento passa tramite la app.

Potrebbero poi sorgere strategie di consumo su misura. Ad esempio, far fare tutti gli acquisti familiari da un’unica persona così da arrivare alla soglia minima. Oppure frammentare gli acquisti: ad esempio, andare due volte in libreria, anziché comprare insieme due libri - restrizioni da Covid-19 permettendo, naturalmente.

La strategia anti-contante e anti-evasione

La ragione di tanta generosità statale è chiara. L’Erario stanzia 4,7 miliardi per l’operazione cashback con l’obiettivo di recuperarli sotto forma di maggiori imposte. È un’edizione aggiornata del vecchio «contrasto d’interessi»: si punta cioè a invogliare il cliente a pagare con moneta elettronica e in regola. La stessa filosofia che ispira la lotteria degli scontrini, da cui secondo la legge di Bilancio sarà escluso chi paga in contanti.

Il piano cashless nasce in un’ottica antievasione, cercando proprio di rovesciare la prospettiva dal piano sanzionatorio a quello degli incentivi concessi ad acquirenti e rivenditori per l’abbandono del contante e la preferenza di sistemi tracciabili che non consentano poi di nascondere imponibile al Fisco. Resta da verificare concretamente quali saranno gli effetti, anche se per la compliance e quindi per l’emersione spontanea non sarà un processo rapido considerando sempre le difficoltà economiche e finanziarie connesse all’emergenza coronavirus.

È anche una questione di tecnologie, che sono diffuse, ma non alla portata di tutti. Per il programma cashless ci vuole lo Spid (13,7 milioni venerdì scorso, più che raddoppiati dai 5,7 milioni di inizio 2020) e uno smartphone (43,8 milioni). Per la lotteria degli scontrini serve almeno un bancomat: virtualmente ogni italiano ne ha uno, ma non tutti lo usano (sono oltre 7 milioni quelli “dormienti”). La sfida dell’Italia cashless si gioca anche qui.

Aquaro/C. Dell'Oste/G. Parente - 07 dicembre 2020 – tratto da sole24ore.com

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