Basta con gli aperitivi, le feste improvvisate in strada, gli assembramenti di decine di persone col bicchiere in mano davanti ai locali. Dopo i casi di Milano, Roma, Lucca, Catania e altre città, il governo lavora a una regola severa per stoppare quel che resta della movida. Non solo i bar continueranno a chiudere alle 18, ma dopo le sei di sera sarà vietata la vendita da asporto.
La stretta, non ancora ufficiale, conferma come nella riunione dei capi delegazione con il premier Conte sia prevalsa la «linea dura» del ministro della Salute, preoccupato per gli oltre 18 mila contagi e il tasso di positività al 13,3. E dunque stop allo spostamento tra regioni (anche gialle), coprifuoco dalle 22 alle 5 e raccomandazione di non ospitare più di due persone non conviventi. Oggi Roberto Speranza e il responsabile degli Affari regionali Francesco Boccia incontreranno i presidenti delle Regioni, che devono dare il via libera.
Le nuove misure di contenimento del Covid-19 entreranno in vigore il 16 gennaio e dureranno un mese, o al massimo 45 giorni. Palazzo Chigi potrebbe scrivere un Dpcm, oppure soltanto un decreto legge con il quale prorogare le misure del Dpcm precedente e anche lo stato di emergenza: l’idea è procedere «di trimestre in trimestre», per cui la data di scadenza dovrebbe essere fissata al 30 aprile. Se tutto va bene il decreto legge sarà approvato mercoledì 13 gennaio, dopo che Speranza avrà presentato le nuove misure in Parlamento e dopo che Conte avrà riunito il Consiglio dei ministri.
Fascia bianca
Il Dpcm confermerà il sistema delle fasce di rischio, che fanno scattare le misure delle zone gialle, arancioni e rosse. Ai tre colori se ne aggiungerà un quarto. La fascia bianca è stata pensata per indicare una «prospettiva di uscita dalla pandemia». L’Istituto superiore di sanità sta studiando i parametri per far scattare il ritorno alla vita quasi normale: Rt sotto 1 e livello molto basso di rischio. Cinema, teatri, sale da concerto, palestre e piscine potranno riaprire e gli spostamenti saranno liberi. Per ora purtroppo nessuna regione è a rischio così basso.
La richiesta dei «rigoristi», Speranza, Franceschini e Boccia, è mantenere il divieto di superare i confini regionali anche nei territori «gialli», se non per motivi di studio, lavoro, urgenza e salute. «Questa limitazione deve restare perché serve a rallentare i contagi», ha chiesto il capo delegazione M5S, Alfonso Bonafede.
L’idea è di mantenere la chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Gli scienziati avrebbero proposto di far scattare la zona arancione nel week end per tutta Italia, ma Italia Viva è contraria ad aggiungere un’altra limitazione così drastica, che farebbe scattare la chiusura di bar e ristoranti.
Nelle zone arancioni dovrebbe essere mantenuta la deroga che permette a chi abita in un piccolo comune sotto i 5.000 abitanti di muoversi fino a 30 chilometri di distanza, senza però poter raggiungere il capoluogo di provincia.
Forte raccomandazione a non invitare in casa più di due persone non conviventi, anche nelle zone gialle. E se il premier dovesse spuntarla, tornerà la deroga che consente a due adulti con figli minori di 14 anni di uscire dal proprio comune per andare a trovare amici e parenti una sola volta al giorno, nell’ambito della propria regione.
Alle 18 i bar dovranno chiudere, la consegna a casa sarà consentita ma sarà vietato vendere cibo e bevande da asporto. Se confermata, questa misura potrebbe scatenare polemiche e proteste. Per Teresa Bellanova «per colpa degli esercenti che non rispettano le regole dovranno pagare tutti». La capo delegazione di Italia Viva ha chiesto con insistenza nel vertice di ieri «un piano rapido di ristori».
L’orientamento del governo è mantenere la chiusura di palestre e piscine almeno per tutto gennaio. Domani il ministro Vincenzo Spadafora incontrerà gli scienziati del Cts per valutare se ci sono le condizioni per inserire deroghe che consentano le lezioni individuali.
Il ministro della Cultura Dario Franceschini sta valutando con gli scienziati se è possibile riaprire i musei almeno nelle zone gialle, con ingressi contingentati.
Le regioni del Nord premono per riaprire piste e impianti il 18 gennaio. Ma l’ala rigorista del governo chiede che restino chiusi «almeno nelle Regioni che hanno deciso di non riaprire le scuole».
M.Guerzoni/F.Sarzanini - 11 gennaio 2011 – tratto da corriere.it