Per combattere disuguaglianza e povertà lavorativa, il Parlamento europeo chiede un salario minimo, condizioni eque per i lavoratori delle piattaforme digitali ed equilibrio tra lavoro e vita privata. “Il principio secondo cui il lavoro è il mezzo migliore per combattere la povertà – si legge in una nota del Parlamento, che oggi si è riunito in plenaria – non si applica ai settori a bassa retribuzione e a quelli che lavorano in condizioni di lavoro precarie e atipiche”. I deputati esortano dunque la Commissione e i Paesi Ue “a includere la prevenzione della povertà lavorativa nell’obiettivo globale di porre fine alla povertà nell’Unione”. I deputati “accolgono la proposta della Commissione di direttiva Ue su salari minimi adeguati”, descrivendola come “un passo importante per garantire che tutti possano guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro e partecipare attivamente alla società”. I deputati invitano poi gli Stati membri “a recepire rapidamente la direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare e a darle piena attuazione”. Il Parlamento ha inoltre approvato una serie di raccomandazioni per raggiungere “un’economia a zero emissioni, sostenibile, priva di sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050”. La risoluzione è una risposta al piano della Commissione sull’economia circolare. Secondo i deputati, sono necessari obiettivi vincolanti per il 2030 sull’impronta ecologica dei materiali e dei consumi per l’intero ciclo di vita dei prodotti per ogni categoria di prodotto immessa sul mercato dell’Ue.

L’introduzione a livello europeo di una disciplina legale sul salario minimo “favorirebbe la realizzazione di un mercato del lavoro più equo, inclusivo e paritario , abbattendo le disuguaglianze” e dunque “l’iniziativa della commissione Ue è di grande rilevanza”, aveva detto la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, sentita in commissione alla Camera che ha sul tavolo la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea.

La proposta Ue non istituisce un salario minimo europeo, né obbliga gli Stati membri a stabilirlo per legge. Si limita a fissare delle tutele minime uniformi in tutti gli Stati membri, che tuttavia impattano su aspetti importanti della contrattazione. La proposta di direttiva crea un quadro comune per migliorare l’adeguatezza dei salari minimi e l’accesso dei lavoratori alla tutela del salario minimo nell’UE. La proposta della Commissione mira, pertanto, a promuovere la contrattazione collettiva sui salari in tutti gli Stati membri e, a tal fine, impone agli Stati membri di definire criteri chiari e stabili e di garantire aggiornamenti periodici e puntuali dei salari minimi legali, nonché un coinvolgimento efficace delle parti sociali, rendendo in tal modo più trasparente l’andamento del salario minimo legale e proteggendo le imprese dalla concorrenza sleale. La direttiva si applica a qualsiasi lavoratore con un contratto o un rapporto di lavoro basato sul diritto nazionale, sui contratti collettivi in vigore o sulla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE . In questo modo, la Commissione intende evitare che lavoratori “atipici”, come i lavoratori su piattaforme digitali, possano essere esclusi.

10 febbraio 2021 – tratto da Italia Oggi

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