«Mettere la vita delle famiglie al centro della politica e del futuro che vogliamo tracciare per il nostro Paese». La ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti spiega così l’ok appena ricevuto in consiglio dei Ministri all’assegno unico per le famiglie. Parla di «giornata storica» e di «segno che l’Italia rialza la testa» per quello che è il primo passo verso il vero e proprio «Family Act» che partirà dal primo gennaio 2022. Quello approvato venerdì dal governo Draghi è infatti il decreto legge che, in attesa dell’assegno unico universale, fissa un «assegno ponte» per tutte quelle famiglie finora rimaste escluse dagli assegni familiari: due milioni cui sono destinati 1,5 miliardi di euro. A partire da luglio disoccupati, lavoratori autonomi, percettori del reddito di cittadinanza e immigrati con il permesso di soggiorno potranno avere un importo mensile legato al numero di figli e all’Isee, fino ad un massimo di 167,5 euro a figlio (217,5 se disabile) che sale a 217,8 dal terzo in poi. «Il primo passo di una riforma epocale - esulta Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle associazioni famigliari che da tempo invoca maggiore attenzione per le famiglie -: è la prima volta che c’è una tale convergenza politica, sociale e mediatica su una riforma così importante segno che si è compreso che la natalità è vitale per la ripartenza di tutto il Paese, ora vanno trovate le risorse per tutti affinché nessuno ci perda, questo è il nodo culturale che dimostrerà di considerare i figli non un costo ma un investimento e d iniziare a far riparte la natalità». Di «nuova idea di Paese» e di «pilastro di un nuovo modello di welfare» parla il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Mentre Matteo Colaninno di Italia Viva sottolinea la «svolta culturale e il progresso economico e umano dell’assegno unico, oggi realtà grazie al lavoro e alla tenacia della ministra Bonetti».

Claudia Voltattorni - 5 giugno 2021 – tratto da corriere.it

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