Incertezze sulla gestione del rapporto con i clienti, ad oggi senza obbligo di green pass e preoccupazione per nuove responsabilità ed eventuali sanzioni. In generale, molta confusione, con la necessità di elaborare al più presto delle linee guida per chiarire tutti gli aspetti controversi. Sono i sentimenti che animano gli ordini e le associazioni di professionisti all'indomani dell'approvazione del nuovo decreto sul green pass e la sua applicazione nel lavoro pubblico e privato. Una cosa sola è certa: tutte le organizzazioni di rappresentanza, da Confprofessioni al Consiglio nazionale dei commercialisti, passando per quello dei consulenti del lavoro e le varie associazioni professionali, produrranno a breve un documento per definire meglio le regole che i professionisti dovranno seguire.

Secondo Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, è «certamente apprezzabile lo sforzo di mettere il paese in sicurezza al fine di consolidare i segnali di ripresa che da qualche settimana registriamo e che si riflettono sul mondo del lavoro». Restano, però, alcuni dubbi: «l'estensione ad una platea così ampia, circa 23 milioni di lavoratori, fa emergere dei punti oscuri della norma che necessitano di essere chiariti. Si prenda il caso, ad esempio, dell'obbligo di certificato verde per il professionista. La previsione non sembrerebbe riguardare la clientela, che resta libera di vaccinarsi o no. Con conseguente rischio della salute del lavoratore. E', dunque, quanto mai necessario un approccio uniforme per non vanificare lo spirito del provvedimento».

Il rapporto con la clientela è uno dei punti problematici delle nuove regole anche per il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella: «è necessario fare chiarezza sugli eventuali obblighi per la clientela del professionista. Anche per questo, lavoreremo a un'informativa da girare ai nostri associati dopo aver fatto tutte le valutazioni necessarie. In generale, comunque, da sempre siamo a favore di strumenti che permettano la ripartenza in sicurezza delle attività; già a marzo abbiamo lanciato varie campagne per stimolare le vaccinazioni e proseguiremo a farlo. Per quanto mi riguarda, l'obbligo di green pass è anche tardivo. Si tratta dell'unica soluzione percorribile per rispondere alla crisi economica provocata dalla pandemia».

La necessità di ulteriori chiarimenti viene espressa anche da Maria Pia Nucera, presidente dell'Associazione dottori commercialisti: «stiamo già lavorando dall'elaborazione di linee guida, che presenteremo anche con l'ausilio di alcune slides. I punti più preoccupanti sono il rapporto con la clientela e la gestione dei controlli. La soluzione scelta dal governo è condivisibile, siamo favorevoli al green pass, ma abbiamo bisogno di maggiore chiarezza. Inoltre, vorremmo capire perché c'è differenza di trattamento tra lavoratori pubblici e privati, con i primi che avranno più tempo per mettersi in regola rispetto ai secondi».

Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri stabilisce l'obbligo di green pass per «chiunque svolge un'attività lavorativa nel settore privato ai fini dell'accesso nei luoghi in cui la predetta attività è svolta». Se, quindi, l'obbligo è esteso anche agli studi professionali, la stessa cosa non si può dire con certezza per altre attività che si svolgono all'aperto, come può essere quella della guida ambientale. In quel caso non c'è accesso a un luogo di lavoro perché la prestazione viene realizzata in spazi aperti. Su questi aspetti, sono attesi chiarimenti a stretto giro da parte del governo.

Michele Damiani - 18 settembre 2019 – tratto da Italia Oggi

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