Chi in questi giorni si è messo alla ricerca di un’auto da acquistare con incentivo si sente spesso rispondere dai venditori che la situazione non è ancora chiara. In effetti, la settimana scorsa sono stati annunciati ufficialmente solo gli importi del nuovo bonus, più limitati rispetto alle agevolazioni in vigore nel triennio 2019-2021. Ma le concessionarie non hanno ancora ricevuto comunicazioni sulla data di apertura della piattaforma telematica su cui potranno effettuare le prenotazioni dei contributi statali per i propri clienti. Inoltre, sono in attesa di chiarimenti sull’obbligo di tenere per almeno un anno l’auto acquistata con incentivo. Su tutto, infine, incombe l’incognita dei tempi di consegna, generalmente diventati molto lunghi.

La data d’inizio

Per entrare in vigore, il Dpcm sui nuovi incentivi (firmato dal premier Mario Draghi il 6 aprile) deve prima passare il vaglio della Corte dei conti e poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. In parallelo, il ministero dello Sviluppo economico (Mise) sta lavorando sulle modifiche alla piattaforma telematica per adattarla ai nuovi importi e alle nuove regole.

Si stima che tutte queste attività in corso potrebbero essere terminate a fine mese. Ma tra gli addetti ai lavori si ritiene anche possibile uno slittamento a maggio, soprattutto perché l’esame dei magistrati contabili normalmente richiede tempo.

L’obbligo di tenersi l’auto

La vettura per la quale viene erogato deve essere intestata al soggetto beneficiario del contributo. Per la prima volta nella storia degli incentivi, «la proprietà deve essere mantenuta per almeno 12 mesi» (articolo 2, comma 3 del Dpcm). Nel caso delle flotte di car sharing, i mesi diventano 24 (comma 2). Il bonus concesso verrebbe quindi revocato se risultasse che il beneficiario non è più proprietario prima che trascorra un anno dall’immatricolazione dell’auto.

Il vincolo ha l’evidente scopo di evitare l’accaparramento di bonus da parte di soggetti che poi potrebbero rivendere le vetture subito dopo la consegna. Queste rivendite, infatti, sarebbero state un modo per aggirare la stretta sul beneficiari introdotta da questo Dpcm, che limita gli incentivi alle sole persone fisiche, escludendo le persone giuridiche (con l’unica eccezione degli operatori del car sharing): tra essi, ci sono anche i concessionari e gli altri commercianti di veicoli che nel triennio 2019-2021 potevano invece fruire del contributo statale anche sulle vetture che immatricolavano a nome della propria azienda, che poi le rivendevano come chilometri zero. Tagliate fuori le persone giuridiche, si vuole evitare che vengano rivendute auto intestate personalmente a concessionari e commercianti o ai loro dipendenti.

Ma resta un problema: ci sono casi in cui, per ragioni di forza maggiore, non è materialmente possibile mantenere la proprietà dell’auto per 12 mesi. Per esempio, se viene rubata oppure distrutta. Verosimilmente si terrà conto di queste circostanze, adottando una soluzione analoga a quella in vigore per le agevolazioni riservate ai disabili, che hanno diritto a fruirne per un solo mezzo ogni quattro anni. Ma occorrerà chiarirlo in una circolare.

Bisognerà specificare bene che cosa accadrebbe se l’intestatario dell’auto si trasferisse all’estero, radiandola dal Pra per esportazione: teoricamente, qualcuno potrebbe prendere la residenza in Italia solo per fruire dei bonus.

Tempi di consegna

Come osservato dall’Unrae (l’associazione delle case automobilistiche estere), di fatto il Dpcm ripristina il vincolo sui tempi di consegna: per non perdere l’incentivo prenotato, l’immatricolazione della vettura deve avvenire entro 180 giorni dalla prenotazione. Un’altra misura per evitare accaparramenti. Ma già la pandemia ha molto allungato i tempi di consegna, tanto che negli incentivi dello scorso anno il termine era stato allungato a 360 giorni. Ora la guerra ha peggiorato la situazione, ma si è tornati a 180.

Maurizio Caprino - 16 aprile 2022 – tratto da sole24ore.com

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