Una «marcia in più» per i professionisti intenzionati a chiedere un finanziamento, che si ritroveranno non «soli», ma maggiormente solidi dinanzi al sistema bancario: è quanto accadrà, entro il primo semestre del 2023, con l'attivazione delle sottosezioni del Fondo di garanzia delle Piccole e medie imprese (Pmi), grazie all'accordo che alcune Casse di previdenza hanno stipulato quest'anno con Cassa depositi e prestiti (Cdp). Un'iniziativa che si avvia a costituire uno strumento di robusto supporto nei confronti di tanti lavoratori autonomi non sempre in grado di ottenere una linea di credito vantaggiosa e sufficiente a soddisfare le proprie esigenze. La partenza avverrà non appena il ministero delle Imprese e del made in Italy, guidato da Adolfo Urso, emetterà il suo «nulla osta»: a quel punto, gli Enti pensionistici alimenteranno con proprie risorse il Fondo, favorendo così la concessione dei finanziamenti alla platea dei propri iscritti.

Fra gli Istituti previdenziali che hanno firmato l'intesa con Cdp c'è Cassa forense (che attualmente conta oltre 241.000 avvocati associati) e Cassa dottori commercialisti (che ne assomma circa 74.500): quest'ultimo Ente, in particolare, dopo che il dicastero di via Molise accenderà il semaforo verde, effettuerà un apporto finanziario, in due «tranches», per un totale di un milione di euro.

Ma qual è lo spirito dell'intervento che, potenzialmente, a partire dalla prima «fetta» dell'anno che sta per iniziare, coinvolgerà, con i suoi benefici, alcune migliaia di esponenti di diverse categorie professionali? Lo scopo è integrare la garanzia del Fondo delle Pmi fino al livello massimo previsto, pari all'80% (percentuale che sale al 90%, se i finanziamenti risultano già «sostenuti» da altri fondi, o consorzi) dell'importo concesso; al momento di presentare l'istanza in banca i professionisti, in regola con la propria posizione contributiva, potranno richiedere a copertura del rischio dell'operazione l'attivazione della garanzia prevista della sottosezione dedicata alla propria categoria. La riduzione del rischio in carico all'istituto creditizio avrà il duplice vantaggio di aumentare la propensione all'assegnazione delle somme e la contrazione del costo dell'operazione. E, per ciò che concerne il meccanismo di funzionamento della copertura, in caso di «default» di un prestito garantito, il ricorso alla garanzia del Fondo potrà avvenire, da parte della banca, soltanto dopo aver eseguito un'articolata ed adeguata procedura di recupero.

È possibile stimare che l'iniziativa incontri consenso, presso le platee professionali: nell'approfondimento comparso su ItaliaOggi Sette il 27 dicembre scorso si rammenta come, sui 530 milioni investiti in misure di welfare nel 2022 (e analizzati dall'Adepp, l'Associazione delle Casse, nel suo XII Rapporto), una discreta quota è stata allocata proprio su un più efficace iter di accesso al credito, da molti usato sì per avviare l'attività lavorativa, ma anche per costruire, o ristrutturare la casa, o lo studio.

Simona D'Alessio - 30 dicembre 2022 – tratto da Italia Oggi

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