Il 73% sono commercialisti, il 26,6% avvocati e solo lo 0,4% consulenti del lavoro. I Tribunali utilizzano anche elenchi più ristretti

A poco più di sei mesi dalla partenza del nuovo Albo nazionale dei gestori della crisi d’impresa sono quasi 12.000 gli iscritti all’elenco da cui i tribunali devono attingere per affidare gli incarichi di curatore, commissario giudiziale e liquidatore. Rispetto ad aprile, quando il nuovo sistema nazionale previsto dal Codice della crisi, è partito, c’è stato un aumento di oltre il 40% in quanto al momento dell’avvio l’Albo poteva contare su circa 7mila iscritti.

I numeri sono, comunque, in continuo cambiamento poiché riflettono l’arrivo delle nuove iscrizioni.

I professionisti

L’incremento non ha modificato però la composizione professionale dell’Albo che ricalca quella fotografata ad aprile. La maggioranza degli iscritti proviene infatti dalle fila dell’ordine dei commercialisti e degli esperti contabili che rappresentano il 73% del totale. Seguono gli avvocati con il 26,6%, mentre continuano a restare molto pochi i consulenti del lavoro che si fermano allo 0,4 per cento.

La scorsa settimana il Consiglio nazionale dell’Ordine dei commercialisti ha chiesto al ministero della Giustizia che la formazione per l’iscrizione all’Albo nazionale dei gestori della crisi d’impresa sia riconosciuta valida anche per l’ingresso nell’elenco dei gestori della crisi da sovraindebitamento, cosa che il Dicastero aveva negato con una nota del 9 novembre.

Gli incarichi

In base al Codice della crisi, nell’affidamento degli incarichi i tribunali devono assicurare il rispetto dei criteri di trasparenza, rotazione ed efficienza. E, a questo scopo, l’articolo 5 del Codice prevede che i presidenti dei Tribunali, o di sezione, adottino protocolli che ne garantiscano l’attuazione.

Già prima dell’entrata in vigore delle nuove regole, molti Tribunali avevano fissato criteri e individuato prassi sulla base dei quali il Consiglio superiore della magistratura a luglio 2022 mise a punto le Linee guida sulle procedure concorsuali. «Il protocollo adottato per Roma - spiega Antonino La Malfa, presidente della sezione fallimentare del Tribunale della Capitale - segue le indicazioni del Csm che a loro volta riprendevano best practices già adottate in diversi uffici fra cui quello di Roma. Il nuovo protocollo ricalca quindi l’assetto precedente». «Oltre all’Albo nazionale - continua La Malfa - utilizziamo un elenco con un numero limitato di professionisti, in modo da garantire la specializzazione e l’esperienza necessaria».

Per accedere a questa lista ed essere nominati curatori, commissari giudiziali e liquidatori, i professionisti devono depositare i propri curricula nella cancelleria del tribunale. «L’elenco è composto da circa 300 professionisti, tutti iscritti negli Ordini della Capitale - prosegue La Malfa -. Abbiamo voluto valorizzare la territorialità perché la distanza comporta trasferimenti e aumenti di costi. Il protocollo assicura rotazione e trasparenza, come indicato dal Csm». Ovviamente chi viene nominato deve essere iscritto all’Albo nazionale. «L’Albo - conclude La Malfa - serve per uniformare sul territorio il ricorso alle buone prassi e assicurare un adeguato livello dei preparazione dei professionisti».

Anche a Milano chi aspira a ricevere un incarico deve depositare il curriculum in cancelleria. «Lo scopo dell’Albo non è diluire la specializzazione o annullare i rapporti di fiducia ma creare meccanismi di formazione continua- spiega Caterina Macchi, presidente facente funzione della sezione procedure concorsuali di Milano -. L’esigenza di distribuire gli incarichi su un ampio numero di professionisti va quindi contemperata con quella della specializzazione e dell’esperienza».

Come il Tribunale di Roma anche quello di Milano lavora con professionisti iscritti agli Ordini della città. «Sono tanti e non ci sono quindi expertise che mancano - continua Macchi -. Quanto alle esigenze di rotazione, trasparenza ed efficienza, il Codice ha esplicitato principi che nella prassi di molti tribunali già esistevano. Milano da parecchi anni utilizzava un elenco ordinato e criteri di rotazione e trasparenza che assicuravano anche l’ingresso dei giovani. Nel protocollo abbiamo quindi condensato regole già previste».

Anche il Tribunale di Catania utilizza un archivio interno di professionisti che provengono però da tutti i distretti della Sicilia e, in alcuni casi, anche da altre Regioni. «L’archivio, oltre a contenere i nomi dei professionisti - dice Mariano Sciacca, presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Catania - riporta il numero degli incarichi assegnati, così come la loro tipologia: il peso economico delle procedure varia molto e questo si ripercuote sui compensi. Cerchiamo quindi di tenerne conto e bilanciare le nomine. Per assicurare la trasparenza l’elenco degli incarichi che sono stati attribuiti viene pubblicato sul sito ogni sei mesi».

Le liquidazioni giudiziali

Nel 2023 le liquidazioni giudiziali (locuzione con cui il Codice della crisi ha sostituito il termine fallimento) hanno ripreso ad aumentare e, nel terzo trimestre c’è stato un incremento dell’8,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. Secondo i dati di Cribis, da luglio a settembre sono infatti state avviate 1.563 nuove procedure di liquidazione giudiziali (nel terzo trimestre 2022 erano state 1.437) un quinto delle quali in Lombardia. Per quanto riguarda invece tutte le procedure concorsuali, l’aumento al 30 giugno 2023 era del 4,3%.

Bianca Lucia Mazzei - 24 novembre 2023 – tratto da sole24ore.com

Altre notizie