Le imprese delle costruzioni portano a Bruxelles le loro contestazioni sul meccanismo dello split payment. Le sigle datoriali del settore (Ance, Legacoop, Cna costruzioni, Confartigianato edilizia, Confapi Aniem e Federcostruzioni) hanno, infatti, appena presentato una denuncia alla Commissione europea per violazione delle norme comunitarie in materia di Iva: nel mirino c’è l’applicazione dello split payment e il drenaggio di liquidità al quale sottopone gli operatori economici. Dopo gli inutili tentativi di modifica della norma con l’ultima legge di Bilancio, si cerca allora di percorrere un’altra strada.

Come funziona lo split payment

Il meccanismo dello split payment - va ricordato - prevede che le pubbliche amministrazioni, o altri soggetti obbligati, versino direttamente all’Erario l’Iva dovuta per i lavori effettuati, mentre l’impresa continua a pagare l’imposta per l’acquisto di beni e servizi. Questo, secondo le denunce delle imprese, si traduce in una perenne situazione di credito Iva per le imprese di costruzione nei confronti dello Stato, contro la quale a poco sono servite le misure per accelerare il rimborso Iva predisposte dal Governo.

La perdita di liquidità

Il risultato è che, tra Iva versata e quella soggetta a split payment, le imprese di costruzione si trovano a subire una pesante perdita di liquidità che l’Ance ha stimato in circa 2,4 miliardi di euro l’anno. Anche perché, come evidenziano sempre i costruttori, attualmente nei loro bilanci ci sono fatture della Pa incagliate per un valore di circa 8 miliardi di euro. Questo meccanismo, dunque, «mette seriamente a rischio l’equilibrio finanziario delle imprese».

Tra l’altro, l’obbligo di fatturazione elettronica, in vigore dal 2015 nei rapporti con tutte le pubbliche amministrazioni, secondo i costruttori, è già una misura più che sufficiente per il contrasto dell'evasione dell’Iva. E lo sarà anche di più a partire dal 2019 quando l’obbligatorietà sarà estesa anche tra privati.

Le violazioni contestate

Di qui la decisione della filiera delle costruzioni di ricorrere a Bruxelles, in quanto il meccanismo dello split payment viola il principio di neutralità dell’Iva, cardine delle norme Ue in materia fiscale, a causa dell’insostenibile ritardo con cui lo Stato italiano eroga i rimborsi. Inoltre, la misura introduce una deroga alla direttiva Iva non proporzionata perché troppo svantaggiosa per le imprese e con una portata troppo ampia sia a livello temporale che per numero di soggetti coinvolti.

Giuseppe Latour - 25 gennaio 2018 - tratto da sole24ore.com

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