Il carico fiscale - imposte sul reddito da lavoro e contributi sociali del datore di lavoro e del lavoratore - in Italia è stato pari, nel 2017, al 47,7%, superiore del 12% alla media dei paesi Ocse, che si attesta al 35,92%. E' quanto emerge da uno studio Censis-Confcooperative, "La competitività tradita. La rana salta con le zampe legate", secondo cui negli ultimi vent'anni l'Italia è cresciuta poco, meno di altri paesi europei, e non ha colto il rimbalzo della fine della crisi.
Fra il 1995 e il 2017, la crescita annua del Pil è stata pari allo 0,6%, contro l'1,4% della Germania, l'1,6% della Francia e il 2,2% della Spagna. Prima della crisi, il tasso medio annuo si era attestato all'1,5%, nei sette anni di crisi (2008-2013) la perdita di prodotto è stata più forte in Italia, e anche nel 2017 la crescita si presenta meno sostenuta rispetto a quanto accade negli altri paesi europei.
Tra le altre cause che zavorrano le imprese inoltre, secondo i calcoli fatti da Confcooperative, "la stima sui debiti commerciali della Pubblica amministrazione aggiornata al 2017 parla di 57 miliardi di euro, di cui 27,6 miliardi in ritardo nel pagamento (rispettivamente il 3,3% e l'1,6% del Pil); 73 giorni il tempo medio di pagamento concesso dall'impresa al cliente pubblico e 104 il termine effettivo di pagamento".
La buracrazia costa 31 miliardi alle aziende che impiegano 238 ore, oltre 6 settimane di lavoro, per pagare i 14 principali adempimenti fiscali. Per Confcooperative "abbiamo una macchina statale idrovora di risorse che diventa vincolo allo sviluppo invece di essere moltiplicatore di ricchezza. Alti i costi del lavoro, del carico fiscale e dell'energia. Inoltre le imprese continuano a fare da banca alla pubblica amministrazione".
Eppure da 2015, "l'Italia registra un nuovo dinamismo imprenditoriale, in tutte le fasce (micro, medi e grandi).
Abbiamo una base produttiva di 4,4 milioni di imprese che con oltre 17 milioni di addetti, su un totale di poco meno di 24 milioni di occupati in Italia, rappresenta un motore di sviluppo insostituibile. Siamo il nono paese al mondo per export, con oltre 450 miliardi di euro".

30 ottobre 2018 – tratto da Italia Oggi

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