Il «mini-rinvio» al 26 gennaio della scadenza per pagare l’Imu dei terreni che perdono l’esenzione è arrivata ieri in extremis, decisa da un Consiglio dei ministri che sul tema ha visto salire la temperatura fino al rischio di far scoppiare un caso politico. Evitata la scadenza di martedì prossimo, che continuerà invece a coinvolgere il saldo dell’Imu versata a giugno dai terreni già imponibili secondo le vecchie regole, si tratta ora di rivedere i parametri per distinguere esenti e paganti: obiettivo non semplice, perché il 26 gennaio è vicino e i 350 milioni che l’Imu dei nuovi terreni è chiamata a produrre sono già stati spesi nel 2014. La proroga arriva in un decreto legge che disinnesca anche la clausola di salvaguardia che avrebbe fatto aumentare le accise in caso di gettito inferiore alle previsioni nell’Iva prodotta dai pagamenti della Pubblica amministrazione: lo stesso provvedimento mette sul piatto 64,1 milioni di euro per il pagamento delle supplenze brevi nella scuola (fenomeno che ora viene messo sotto monitoraggio), e 56 milioni aggiuntivi per il Fondo per le emergenze nazionali.

Il nodo, che nella riunione di ieri ha fatto alzare i toni fino a far ventilare qualche minaccia di dimissioni, è quello prodotto dalle nuove regole sui terreni «ex montani», scritte nel decreto di Economia, Interno e Politiche agricole del 28 novembre scorso. In quel provvedimento, che attua la “riforma” introdotta ad aprile per finanziare con 350 milioni una piccola parte del bonus da 80 euro del 2014, si prevedono per i terreni tre trattamenti diversi, distinti sulla base della «altitudine al centro» del Comune in cui sono collocati: l’esenzione totale, in base al provvedimento, rimarrebbe solo in 1.498 Comuni (contro i 3.409 attuali) perché la loro «altitudine al centro» è superiore a 600 metri, mentre in 2.544 Comuni compresi fra 281 e 600 metri sarebbero esenti solo i terreni di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, costringendo al pagamento tutti i proprietari nei Comuni con altitudine fino a 280 metri.

Il condizionale su queste regole al momento rimane d’obbligo, perché lo stesso Governo nei giorni scorsi si era preso l’impegno di sfruttare il tempo extra concesso dalla proroga per studiare un meccanismo più “solido”. Il «mini-rinvio» al 26 gennaio non offre in realtà troppo spazio, soprattutto in un periodo complicato dalla manovra e dalle feste, e bisogna vedere in che modo sarà possibile ristudiare i parametri senza mettere a rischio i 350 milioni di cui hanno bisogno i conti pubblici.
Il problema dei bilanci, in realtà, ora si sposta sui Comuni, a cui il decreto del 28 novembre ha tagliato i fondi in misura pari al maggior gettito stimato per la nuova Imu. A impedire alla proroga di andare oltre al 26 gennaio c’è infatti l’esigenza di permettere ai sindaci di accertare in modo «convenzionale» l’entrata, per non sforare il Patto di stabilità. Ma naturalmente ogni modifica dei parametri cambia la geografia di tagli e accertamenti.

Nel comunicato diffuso ieri, il Governo spiega in realtà l’adozione del decreto con l’esigenza di «evitare che i contribuenti siano tenuti a versare l’imposta sulla base di aliquote troppo elevate», ma specifica che «è comunque salvaguardata l’applicazione di aliquote deliberate con specifico riferimento ai terreni agricoli». Questo significa che a gennaio si dovrebbe pagare con il parametro standard del 7,6 per mille, a meno che il Comune abbia già deliberato nel 2014 un’aliquota diversa (cosa possibile solo in 652 Comuni etichettati dall’Istat come «parzialmente montani», nei quali l’esenzione era limitata alle zone più alte del territorio comunale).
Nel cantiere del provvedimento, infine, era entrata anche una “sanatoria ex post” per le delibere Tari e Tasi approvate in ritardo dai Comuni, ma non se ne fa cenno nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi.

Il provvedimento 

Il decreto rinvia al 26 gennaio il pagamento dell’Imu sui terreni che hanno perso l’esenzione in virtù del decreto ministeriale del 28 aprile, quello in cui i Comuni sono stati distinti in tre fasce in base alla loro «altitudine al centro», cioè dove si trova la casa comunale

I bilanci 
I Comuni sono autorizzati all’«accertamento convenzionale» del gettito Imu stimato nel loro territorio dal decreto del 28 novembre

I prossimi passi 
Il Governo ha annunciato una modifica dei parametri per l’esenzione, difficile però da realizzare per il 26 gennaio

Gianni Trovati - 13 dicembre 2014 – tratto da sole24ore.com

 

 

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