Per oltre 20 milioni di contribuenti, il 16 dicembre è la scadenza per versare il saldo dell’Imu e della Tasi. Complessivamente, il gettito atteso vale circa 15 miliardi di euro, che dovrebbero finire nelle casse dei comuni, salvo che per una parte dell’Imu di spettanza dello Stato. Ma come sempre, non per tutti è possibile rispettare la scadenza: mancanza di liquidità e difficoltà nel fare i conteggi possono aver portato alcuni a bypassare la scadenza o a versare meno di quanto effettivamente dovuto. In tali casi, può essere utile conoscere quali sono i rimedi per regolarizzare la propria posizione minimizzando gli oneri a titolo di sanzioni e interessi. Chi non ha pagato o ha pagato solo in parte può ancora versare l’importo per intero o integrare quanto già pagato con una di queste tre modalità.

Ravvedimento sprint. Per usufruire di tale regime occorre effettuare il pagamento entro 14 giorni dalla scadenza, ossia entro il 30 dicembre 2014. Procedendo in tal modo, la sanzione sarà pari «solo» allo 0,2% per ciascun giorno di ritardo.

Ravvedimento operoso breve. Per chi paga dal 31 dicembre al 14 gennaio (ossia da 15 a 30 giorni dopo la scadenza del 16 dicembre), la sanzione sale al 3%, oltre agli interessi legali sempre nella misura dell’1% annuo. Come già detto, entrambi si calcolano sull’imposta ancora dovuta. 

Ravvedimento operoso lungo. Pagando dopo il 30° giorno di ritardo e comunque entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno in cui è stata commessa la violazione (30 giugno 2015), si incappa in una sanzione del 3,75%, oltre agli interessi legali dell’1% annuo, sempre da calcolare sull’imposta ancora dovuta.

Matteo Barbero – 15 dicembre 2014 – tratto da Italia Oggi

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