Cambiano mobilità, cassa integrazione in deroga e l'indennità dei contratti di solidarietà. Cambia anche l'Aspi (aumenta di due mesi la durata massima) e debutta, almeno sulla carta, “Dis-Coll”, il nuovo sostegno economico previsto per i collaboratori iscritti alla gestione separata dell'Inps. 

Il 2015 appena iniziato ha portato una carrellata di novità di impatto immediato sui lavoratori che faranno ricorso agli ammortizzatori sociali, perché sospesi dal proprio posto di lavoro o nei casi più gravi di perdita dell'occupazione.
Un quadro di non facile lettura in cui si mixano le modifiche già previste da norme approvate in passato e quelle introdotte dallo schema di decreto legislativo attuativo del Jobs act, varato dal Consiglio dei ministri del 24 dicembre, ora all'esame della Ragioneria per sciogliere il nodo sulle coperture.
Per i collaboratori (anche a progetto) che perdono il lavoro dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015 dovrebbe così arrivare un nuovo sussidio sperimentale, in attesa della modifica di questi contratti che troverà posto in uno degli altri decreti delegati del Jobs act. La Dis-Coll sarà pari al 75% del reddito mensile se uguale o inferiore a 1.195 euro, mentre se superiore l'indennità verrà aumentata fino al tetto massimo di 1.300 euro. Andrà in soffitta l'una tantum per i cocopro stabilizzata dalla legge Fornero dal 2013, dopo la sperimentazione del triennio precedente. Entro fine gennaio, peraltro, si possono ancora presentare le domande relative ai contributi maturati a dicembre scorso. 

La “vecchia” Aspi – che appena due anni fa ha preso il posto dell'indennità di disoccupazione - sarà in vita fino a maggio, con limiti più generosi sulla durata del trattamento, appena entrati in vigore: per i lavoratori sotto i 50 anni il tetto passa da 8 a 10 mesi e per gli over 55 da 14 a 16 mesi (per i 50-55enni resta un anno). A sostituire – dal 2017 – l'indennità di mobilità prevista oggi per le aziende più grandi, e che quest'anno subirà una stretta sulle durate, sarà la Naspi (Nuova assicurazione sociale per l'impiego) destinata a tutti i dipendenti, con l'eccezione di quelli pubblici a tempo indeterminato e degli operai agricoli e che già a maggio sostituirà Aspi e mini-Aspi. A chi perde il lavoro fino al 30 aprile, per ottenere l'Aspi servirà un anno di contributi nel biennio precedente (con minimo due anni dal primo pagamento), mentre dal 1° maggio per la Naspi basteranno 13 settimane di “bollini” (le stesse richieste per la mini-Aspi) pagati nei 4 anni precedenti la disoccupazione e aver lavorato almeno 18 giorni l'anno prima.

La durata massima del sussidio salirà fino a 2 anni (un anno e mezzo dal 2017) e non seguirà più il parametro dell'età del lavoratore. Aumenterà anche il tetto dell'importo: 1.300 euro (leggermente più alto di quello dell'Aspi, 1.166 euro nel 2014) e la riduzione dopo i primi mesi sarà del 3% invece che del 15%. Invariati i costi a carico dei datori di lavoro: contributo ordinario pari all'1,31%+0,3% e quota addizionale 1,4 per cento. 
Con la Naspi poi arriva l'ennesimo tentativo di stringere il legame tra sussidi passivi e politiche attive: i beneficiari per non perdere l'indennità dovranno ricercare attivamente un nuovo impiego (i dettagli saranno fissati da un futuro decreto)e partecipare a corsi di formazione e riqualificazione.

L'anno nuovo porta novità anche sul fronte degli ammortizzatori sociali destinati a chi è “sospeso” dal lavoro: si riduce da 11 a 5 mesi la durata massima della cassa integrazione in deroga, destinata a sparire a fine dicembre, lasciando il posto alle prestazioni dei fondi bilaterali di solidarietà che però faticano a decollare. In più, torna al 60% (rispetto al 70% del 2014) l'integrazione dello stipendio perso per i contratti di solidarietà, applicati nelle aziende dove il datore concorda la riduzione d'orario con i sindacati. Contratti che, però, il Jobs act punta a incentivare, visto che nella delega affidata al Governo indica la necessità di regolare l'accesso alla Cig solo dopo aver esaurito le possibilità di riduzione dell'orario di lavoro, eventualmente destinando risorse ai contratti di solidarietà. 
Se si considera, poi, l'incertezza sulle coperture finanziarie per il nuovo sistema, è evidente come il riordino degli ammortizzatori sociali sia una partita ben lontana dal definirsi chiusa.

Francesca Barbieri - 5 gennaio 2014 - tratto da sole24ore.com

Altre notizie