Paralisi delle Agenzie fiscali. Da ieri, gli atti firmati dai circa 1200 funzionari incaricati dirigenti dell’Agenzia delle entrate, dell’ex territorio e dell’Agenzia delle dogane (su un totale di circa 1600 dirigenti, dunque il 75% dei dirigenti), rischiano di essere radicalmente nulli. Questo perché la prassi in uso nelle agenzie fiscali, di conferire incarichi dirigenziali a dei funzionari invece che indire concorsi, e la proroga di questa pratica è in contrasto con i principi costituzionali del funzionamento e del buon andamento della pubblica amministrazione.
In buona sostanza quelle firme sono apposte da funzionari che non hanno alcun potere dirigenziale e quindi non validi. È questo l’effetto della sentenza della corte costituzionale di ieri, n.37, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di tre diverse proroghe al conferimento degli incarichi dirigenziali a funzionari delle tre agenzie. Si tratta delle disposizioni contenute nell’articolo 8, comma 24 del decreto legge 16/2012; dell’articolo 1, comma 14, del dl 150/2013; e dell’articolo 1, comma 8 del dl 192/2014. Le proroghe sono state disposte nel tempo, rispettivamente sotto i governi Monti, Letta e Renzi per assicurare, nelle more dell’espletamento delle procedure concorsuali la funzionalità operativa delle strutture.
La questione di legittimità costituzionale è stata sollevata dal consiglio di stato nel giudizio che vede contrapposta l’Agenzia delle entrate a Dirpubblica, federazione del pubblico impiego. Il consiglio di stato ha stoppato la sua decisione e con una ordinanza separata ha rimesso alla corte costituzionale la questione.
La norma impugnata, secondo il giudice a quo, consentirebbe a funzionari privi della relativa qualifica di essere destinatari, senza aver superato un concorso pubblico, di incarichi dirigenziali, inoltre, eludendo la regola dei concorsi nella p.a. si violerebbe il principio costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione. Di riflesso atti firmati da non dirigenti determinerebbero una diminuzione delle garanzie dei cittadini e infine si porrebbe un contrasto con i principi di eguaglianza tra quei cittadini che aspirano ad accedere ai pubblici uffici con il percorso dalla legge stabilito per gli accessi alla p.a.

Cristina Bartelli - 18/03/2015 - Tratto da Italia Oggi

Altre notizie