La stretta sulle detrazioni e gli sconti fiscali si rafforza. Oltre al tetto alle detrazioni, in base al reddito e al numero dei figli, è sempre più vicino lo stop alle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie delle seconde case, il colpo finale alla stagione dei bonus edilizi segnata dal Superbonus al 110%. Gli obiettivi, in vista della manovra di bilancio sono due: recuperare risorse per finanziare gli sgravi Irpef al ceto medio, per i quali servono tra 2,5 e 4 miliardi di euro, e per sostenere la natalità con un rafforzamento dell’Assegno unico, sul quale il governo punta a mettere risorse in più.
Le fasce di reddito con i nuovi sgravi Irpef
Il vice ministro dell’economia, Maurizio Leo, ha spiegato giovedì a Telefisco del Sole 24 Ore, che l’intenzione dell’esecutivo, oltre a confermare gli sgravi Irpef sui redditi fino a 28 mila euro, e il taglio dei contributi solo per i dipendenti fino a 35 mila euro, è la riduzione delle tasse per il ceto medio. Servirebbero tra 2,5 e 4 miliardi per modificare scaglioni ed aliquote.
L’idea è portare al 33% il prelievo sulla fascia di reddito tra 28 e 60 mila euro, mentre oggi si applica il 35% tra i 18 ed i 50 mila euro di reddito. L’aliquota del 43%, che ora si applica oltre i 50 mila euro, partirebbe oltre i 60 mila euro di reddito.
Il costo del taglio delle tasse fino a 60 mila euro di reddito
Secondo Leo, per un’operazione del genere, occorrerebbero tra i 2,5 ed i 4 miliardi di euro. L’estensione della flat tax per gli autonomi è un altro obiettivo. Il leader della Lega, Matteo Salvini, che voleva la flat tax per gli autonomi a 100 mila euro (oggi il tetto di reddito è a 85 mila), si accontenterebbe di arrivare a 90, 95 mila euro. Forza Italia è disposta a sostenere questa richiesta. Quanto si potrà fare effettivamente dipenderà dalle risorse che emergeranno nel bilancio: il quadro definitivo si avrà solo a fine ottobre con i dati sul gettito del concordato fiscale biennale.
Il «patto»
Per assicurarne gli incassi il governo ha già messo in campo forti deterrenti per chi non aderisce al “patto”. Leo ha spiegato che chi non aderirà alla proposta del fisco sarà inserito in una lista selettiva soggetta agli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate. Ma soprattutto il governo non ha chiuso la porta alla regolarizzazione del passato, proposta dalla maggioranza in Parlamento, per chi aderisce al concordato. Una misura che potrebbe rendere molto più appetibile il concordato.
I conti pubblici
Per adesso i conti pubblici registrano un andamento migliore delle previsioni, a cominciare dalle entrate tributarie, e questo già permette al governo di immaginare interventi immediati. Spendere un “tesoretto” dell’extra gettito, dal 2025, non sarà più possibile. E quest’anno, rispetto alle previsioni del Def di aprile, ci sono al momento almeno 3 miliardi di entrate superiore al previsto.
Il bonus Befana
Soldi che possono essere spesi, intanto, per anticipare a Natale il bonus Befana da 100 euro, «netti» precisa Leo, per i dipendenti fino a 28 mila euro di reddito. È una misura che costa appena 100 milioni di euro, quindi ci sarebbe spazio per fare molto di più. Anticipare a quest’anno, ad esempio, alcune spese previste per il 2025, come l’ineludibile adeguamento delle pensioni all’inflazione se non l’indennità di vacanza contrattuale per i dipendenti pubblici a valere sui nuovi contratti triennali.
Mario Sensini - 20 settembre 2024 – tratto da corsera.it