Le decisioni di merito civili e tributarie raccolte in banche dati digitali, ad accesso libero e gratuito, consultabili con gli strumenti dell’Intelligenza artificiale (Ia). È il traguardo dei progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) a cui stanno lavorando, per le sentenze civili, il ministero della Giustizia e, sul fronte fiscale, il Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria (Cpgt) e la Direzione tributaria del ministero dell’Economia. A differire sono i tempi del debutto: il progetto tributario potrebbe entrare in funzione a gennaio 2023, mentre la deadline per il civile è al 31 dicembre 2023.

Si tratta di strumenti potenzialmente molto utili per operatori e cittadini, che, consultando le decisioni rese in casi simili al loro, potranno valutare se conviene o no “fare causa”.

Giustizia civile

La banca dati del merito civile, in agenda da anni, potrebbe ora concretizzarsi. È infatti entrata tra le milestone del Pnrr. Sarà liberamente consultabile e per le ricerche saranno utilizzate tecniche di riconoscimento del linguaggio naturale (Nlp). A realizzarla contribuiranno gli addetti all’ufficio per il processo, assunti a termine proprio con i fondi del Pnrr (i primi 8.171 sono entrati in servizio a inizio 2022).

Sempre nel quadro del Pnrr, il ministero sta lavorando per realizzare (entro il 30 giugno 2016) il Data Lake giustizia, articolato in sei “sistemi di conoscenza”, con l’obiettivo di estrarre informazioni dai dati raccolti. Saranno tra l’altro utilizzati algoritmi di Ia per individuare gli orientamenti giurisprudenziali.

Database locali

Nell’attesa del database nazionale, negli anni scorsi, sono fioriti i progetti territoriali. A partire da quello realizzato a Brescia da Corte d’appello, Tribunale e Università sotto la regia del Presidente della Corte d’appello, Claudio Castelli: sul sito dell’ateneo è online una piattaforma che raccoglie le sentenze più significative degli uffici giudiziari di Brescia nelle materie economia e lavoro.

Online ci sono gli abstract delle pronunce, con elementi del caso concreto, che rendono il messaggio comprensibile e identificano l’orientamento. Il database cresce (per ora è di 250 sentenze) ma è locale. La banca dati nazionale potrebbe partire dai documenti depositati digitalmente con il processo civile telematico (quasi due milioni di sentenze dal 2014 al 2020), ma «sono provvedimenti non omissati - spiega Castelli -: occorre lavorare a un sistema di anonimizzazione serio e automatico».

Un altro progetto lo sta portando avanti la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, con i Tribunali di Genova e di Pisa. «Stiamo allenando, con buoni risultati, l’algoritmo per annotare semanticamente le sentenze», spiega Giovanni Comandè, docente di diritto privato comparato e responsabile scientifico del Lider-Lab del Sant’Anna. La tecnologia, in pratica, permette di individuare in modo automatico il tema trattato da una pronuncia e in futuro «potrebbe potenziare la banca dati delle sentenze», osserva.

Giustizia tributaria

Il versante fiscale procede con un passo veloce, tanto che il progetto ha già un nome: “Pro.di.gi.t.”, che sta per processo digitale giustizia tributaria. In ballo c’è una torta da circa 8 milioni di euro per rendere 2.0 il contenzioso.

Il progetto potrebbe entrare in funzione a gennaio 2023. C’è la banca dati «aperta» di tutte le sentenze del merito cui potranno accedere anche i professionisti. Ma c’è soprattutto un sistema di giustizia predittiva affidato all’Ia. Uno strumento per contribuenti-imprese per conoscere i vari orientamenti delle Ct, così da indirizzare le scelte a monte delle liti. L’intenzione è anche di creare una piattaforma di collegamento tra il Cpgt e gli attori del contenzioso. I giudici potranno avere un accesso diretto al proprio fascicolo, gli studiosi a una sezione dedicata alla formazione, mentre i contribuenti potranno conoscere le informazioni dei propri procedimenti.

Un progetto ambizioso, che però si scontra con la scarsa propensione degli attuali giudici onorari a emettere i provvedimenti giurisdizionali digitali (Pgd). È chiaro che quante più sentenze saranno digitali, tanto più ricca sarà la banca dati «aperta» e il sistema di giustizia predittiva. Stando al Mef, infatti, nel 2021 il 45,6% delle sentenze delle Ctp è stato depositato con questa modalità, mentre nelle Ctr il dato si ferma al 35,3 per cento. C’è da dire che il progetto del Pgd è operativo in tutte le Ct nazionali solo dal 1° dicembre 2021: è plausibile un aumento costante del deposito di provvedimenti digitali.

Cimmarusti/V.Maglione - 29 aprile 2022 – tratto da sole24ore.com

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