La Cassazione, con la sentenza 29427, passa un colpo di spugna sulla “multa” che il Comune di Roma aveva inviato a un amministratore di condominio per la scorretta raccolta dei rifiuti per mano di ignoti

Senza il supporto di una legge ordinaria, il Comune non può sanzionare l’amministratore o i singoli per la raccolta differenziata fatta male. La Cassazione, con la sentenza 29427, passa un colpo di spugna sulla “multa” che il Comune di Roma aveva inviato a un amministratore di condominio per la scorretta raccolta dei rifiuti per mano di ignoti. La Suprema corte ricorda, anche che l’amministratore non è responsabile, in solido con i singoli condomini, della violazione del regolamento comunale sull’irregolare conferimento dei rifiuti nei cassonetti posti all’interno di una proprietà privata.

Ma soprattutto i giudici precisano che amministratore e privati non potevano essere sanzionati in virtù di un regolamento comunale o di una delibera. E questo perché si tratta di fonti normative secondarie non supportate né dal testo unico degli Enti locali, né della legge sulla gestione dei rifiuti (Dlgs 22/1997) che ha recepito la direttiva comunitaria in materia. Nessuna delle due norme, né direttamente né indirettamente, autorizzava a prevedere «in capo a soggetti privati, quali gli utenti e gli amministratori di condominio, il più volte citato obbligo di custodia e corretto utilizzo dei contenitori in luoghi di proprietà privata».

La Cassazione annulla dunque la delibera con la quale il comune capitolino fissava sanzioni, con una forbice dalle 50 alle 300 euro, per utenti e amministratori indisciplinati.

Patrizia Maciocchi -25 ottobre 2023 – tratto da sole24ore.com

Altre notizie