Potrebbero essere almeno 50mila gli assistenti familiari costretti a lasciare la famiglia presso cui lavorano e vivono perché non muniti di green pass, la certificazione anti-Covid obbligatoria per lavorare, dal 15 ottobre. È la stima di Domina, associazione nazionale di famiglie datori di lavoro domestico. I dati del prossimo Rapporto annuale dell’associazione rivelano che sono 219mila i rapporti di lavoro domestico nei quali c’è la convivenza fra datore e lavoratore. È un numero che guarda ai rapporti di lavoro in regola, cioè noti all’Inps, che purtroppo, però, rappresentano meno della metà del totale, in un settore nel quale il lavoro irregolare incide per il 57 per cento degli addetti.

In base ai dati forniti a Domina dall’Istituto previdenziale, i datori di lavoro domestico sono 992mila e danno lavoro a 920mila colf, baby sitter e badanti (un lavoratore può infatti essere impiegato anche in diverse famiglie).

Nel 36% dei casi i datori di lavoro domestico hanno più di 80 anni, e quasi il 10% è rappresentato da grandi invalidi (98.310 persone). Secondo le Faq del Governo diffuse dopo il Dpcm del 12 ottobre, il lavoratore domestico senza green pass perde il diritto alla retribuzione - come gli altri lavoratori - ma se è convivente del datore, perde anche il diritto all’abitazione.

«In base alle segnalazioni dei nostri iscritti - spiega Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina - stimiamo che i collaboratori domestici senza green pass siano ancora il 25% del totale. Se si considera che 219mila sono lavoratori conviventi con il datore, si arriva a stimare che almeno 50mila possano essere coinvolti dalla perdita dell’abitazione come conseguenza del mancato possesso del green pass. Ci aspettiamo che questo passaggio normativo diventi uno stimolo concreto e forte verso la vaccinazione dei lavoratori domestici».

Il 38,2% del totale dei lavoratori domestici, del resto, proviene da Paesi dell’Est Europa, dove il tasso di vaccinazione anti Covid della popolazione è ancora molto basso.

La gestione dei rapporti

Il chiarimento arrivato dal Governo sulle conseguenze della mancanza del green pass per gli assistenti familiari era stato sollecitato dalle stesse associazioni datoriali del lavoro domestico. «Con la pubblicazione delle Faq di Palazzo Chigi - spiega Filippo Breccia Fratadocchi, vicepresidente di Nuova Collaborazione - abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Vista la tipologia di datori di lavoro che rappresentiamo, spesso anziani non autosufficienti, per noi è fortissima l’urgenza di tutelarli. Con l’entrata in vigore del green pass si è posto il tema di quali indicazioni dare alle famiglie per il personale che dispone di un alloggio. La disponibilità dell’alloggio, peraltro, è fondamentale anche nell’eventualità di una sostituzione. Dal punto di vista pratico, certo, non mancheranno le difficoltà. Se un collaboratore si rifiuterà di allontanarsi - aggiunge - sarà inevitabile chiedere l’intervento del Tribunale, ma parliamo di situazioni molto spiacevoli, anche dal punto di vista umano. Chiaramente, poi, l’intervento del tribunale richiederà del tempo. E intanto, che cosa farà la famiglia?».

«Sappiamo - aggiunge Andrea Zini, presidente di Assindatcolf - che per molte famiglie si aprirà un braccio di ferro che perderanno, tuttavia contiamo sul fatto che questo passaggio rappresenti un incentivo alla vaccinazione: sia chiaro, noi non vogliamo cacciare di casa nessuno».

La verifica del green pass

Un aspetto critico, soprattutto per una platea come quella dei datori di lavoro over 80, può essere la modalità di verifica della certificazione verde. «Un anziano che vive in un piccolo paese - nota ancora Lorenzo Gasparrini di Domina - che cosa può sapere di una App per verificare il green pass della badante? Per lui la comunicazione passa esclusivamente dal telefono. Per questo abbiamo chiesto di ipotizzare l’attivazione di un numero verde per controllare la validità delle certificazioni anti-Covid».

La sanzione per il datore di lavoro che omette i controlli, peraltro, non ha eccezioni per i privati: è la stessa che si applica nelle imprese, da 400 a mille euro.

V.Melis/S.Uccello - 26 ottobre 2021 – tratto da sole24ore.com

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