La procedura, in base a quanto stabilito dalla circolare del Ministero della Salute del 29 maggio 2020, cambia se l’alunno positivo è asintomatico

Sono già oltre 400 le scuole dove finora si è registrato almeno un caso di positività al Coronavirus a dieci giorni dal suono della campanella in mezza Italia. Nella grande maggioranza dei casi la scoperta ha portato alla quarantena di una o più classi, con ben 75 istituti che finora sono stati costretti a chiudere almeno per qualche giorno in modo da provvedere alla sanificazione dei locali. Ma non sempre è andata così. Ci sono stati anche casi in cui la scoperta di un alunno positivo non ha indotto il dipartimento di prevenzione della Asl a prendere nessuna decisione di isolamento della classe, con sorpresa dei genitori interessati. E reazioni di sollievo per alcuni e preoccupazione per altri.

Le linee guida dell’Istituto superiore di sanità

Come si spiegano questa differenti prese di posizione? Andiamo con ordine. E partiamo dalle «Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell'infanzia» fornite dall’Istituto superiore di Sanità. La procedura prevista è questa. Spetta al referente scolastico COVID-19 fornire al Dipartimento di prevenzione della Asl «l'elenco dei compagni di classe nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l'insorgenza dei sintomi. I contatti stretti individuati dal Dipartimento di Prevenzione con le consuete attività di contact tracing, saranno posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell'ultimo contatto con il caso confermato».

Procedura diversa per i contatti degli asintomatici

Ma la procedura, in base a quanto stabilito dalla circolare del Ministero della Salute del 29 maggio 2020, cambia se l’alunno positivo è asintomatico. In questo caso, per stabilire chi sono i contatti stretti da mettere in quarantena, la data di riferimento non è quella in cui sono apparsi i sintomi della malattia, bensì la data di effettuazione del tampone. La circolare infatti spiega che «se il caso non presenta sintomi, si definisce contatto una persona che ha avuto contatti con il caso indice in un arco di tempo che va da 48 ore prima della raccolta del campione che ha portato alla conferma e fino a 14 giorni dopo».

C’è chi considera quest’ultima procedura opinabile, perché esistono ricerche in base alle quali le persone con infezione asintomatica da Covid-19 avrebbero la stessa carica virale di chi presenta sintomi lievi. Sta di fatto che la procedura nasce anche dall’esigenza di «non temere le classi costantemente chiuse, altrimenti i ragazzi non riuscirebbero a frequentare la scuola». Con qualche effetto però paradossale.

Il caso della scuola media di Trastevere

È il caso di una classe di una scuola media di Roma a Trastevere, dove lunedì 21 settembre si è saputa la notizia di un ragazzo positivo al Covid. L’alunno aveva frequentato solo il 14 settembre. E da quel giorno non si era più presentato in classe. La preside ha subito avvisato il servizio di salute e sanità pubblica (Sisp) della Asl. Il quale ha verificato che il ragazzo era asintomatico e che il tampone era stato effettuato il 17 settembre, oltre 48 ore dopo il contatto con il resto della classe. Per questo motivo la Asl non ha previsto nessuna quarantena. Ma se il ragazzo avesse fatto il tampone uno o due giorni prima, la classe sarebbe stata inclusa nella definizione di «contatto» e sarebbe finita in isolamento. Perciò un gruppo di genitori ha optato per un test preventivo (sierologico, tampone rapido o tampone molecolare) e non ha mandato i figli in classe fino all’esito negativo del test, che ha tardato in alcuni casi oltre tre giorni ad arrivare. Con figli isolati in casa.

Andrea Gagliardi – 26 settembre 2020 – tratto da sole24ore.com

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