Tra i temi snocciolati nel corso della campagna elettorale, quello delle pensioni è sempre stato tra le prime preoccupazioni per il centrodestra. Adesso per il governo guidato da Giorgia Meloni è giunto il momento di metterci le mani. E sono annunciate novità. In attesa di una corposa riforma del sistema previdenziale, annunciato per il prossimo anno, a gennaio non si tornerà pienamente alla legge Fornero, ma per il solo 2023 ci sarà Quota 41 con l'obiettivo di anticipare 50.000 uscite dal lavoro. A dirlo è stato il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon. "A gennaio non si tornerá pienamente alla legge Fornero. Avremo una Quota 41 con 61 o 62 anni per il solo 2023, come misura ponte verso la riforma organica che faremo il prossimo anno. Spenderemo meno di 1 miliardo per agevolare 40-50 mila lavoratori. Pensavamo anche a un bonus per chi resta a lavorare, ma la prudenza di bilancio ci induce a rinunciare", ha detto a Repubblica Durigon, aggiungendo che, anche con Quota 102 del governo Draghi, è stato così: una misura ponte pensata per 16 mila persone e scelta dalla metá. In manovra metteremo una formula che evita lo scalone di gennaio per un gruppo di lavoratori. Quota 41 ci sará e questo è importante: la stiamo studiando nei dettagli con la ministra del Lavoro Marina Calderone e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti". Non era quello che la Lega aveva promesso in campagna elettorale, ma "per una riforma complessiva delle pensioni bisogna discuterne con i sindacati e ci vuole tempo. Questa è una legislatura anomala, iniziata di fatto solo a novembre. In campagna elettorale -ricorda- avevamo detto che facevamo Quota 41, molto cara anche ai sindacati. E così sarà". É una questione di tempi e di mancanza di risorse, "un misto di cose. Quota 41 "pulita", senza vincoli di etá, costa 4 miliardi il primo anno e poi a salire. Se la limitiamo a chi ha 61 o 62 anni, con il divieto di cumulo con un reddito da lavoro, il costo scende sotto il miliardo, con un piccolo trascinamento nel 2024. Poi ci sará la riforma", ha spiegato ancora. Di fatto, quindi, al capitolo pensioni verrá destinato, a sorpresa dopo i proclami estivi della campagna elettorale, meno di 1 miliardo. Giorgetti non a caso ha parlato di "prudenza" e "responsabilità". I tecnici del suo dicastero sono giá al lavoro con le simulazioni. Entro novembre la commissione Ue attende il nuovo Dpb, il Documento programmatico di bilancio, aggiornato rispetto al Dpb di Draghi con la sintesi della manovra. La legge di bilancio arriverá dunque in Parlamento nei primi giorni di dicembre e dovrá essere convertita in legge entro il 31 dello stesso mese per entrare in vigore il primo gennaio. Anche quest' anno la legge di Bilancio sará discussa con ogni probabilità da una sola Camera e poi ratificata dall'altra. I capitoli sono giá individuati e anzi diminuiti rispetto alle intenzioni originali, perchè le modifiche al Superbonus e il tetto all'uso del contante sono stati anticipati dal decreto Aiuti quater. Ci sará una stretta al Reddito di cittadinanza, da cui ci si aspetta di ricavare un miliardo di risparmi. La flat tax per le partite Iva allargata dai 65 mila agli 85 mila euro di fatturato. La flat tax incrementale, una tassa piatta del 15% sugli incrementi di reddito. E una riedizione del condono fiscale, tra saldo e stralcio e rottamazione. Oltre a un corposo pacchetto bollette che però, come avverte l'Ufficio parlamentare di bilancio, rischia di coprire solo il primo trimestre dell'anno nuovo con una riedizione delle misure a protezione di famiglie e
imprese.

14 novembre 2022 – tratto da Italia Oggi

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