I nuovi “ristori” allo studio del Governo sono ancora un cantiere aperto. Le ipotesi sul tavolo sono molteplici, ma quello che pare certo è che gli aiuti saranno destinati a una platea più ampia di beneficiari e adotteranno criteri di assegnazione più oggettivi di quelli che hanno contraddistinto i contributi a fondo perduto erogati lo scorso anno. Così, oltre a estendere l’indennizzo ai professionisti iscritti alle Casse di previdenza private, i nuovi aiuti dovrebbero prescindere dall’altalenante andamento “cromatico” delle Regioni e dai codici Ateco riferiti alle attività direttamente destinatarie delle misure restrittive. Insomma, l’obiettivo è quello di destinare gli aiuti a tutte le imprese e i professionisti, purché dimostrino di avere subìto consistenti danni dalla contrazione economica conseguente all’emergenza sanitaria.

I criteri di assegnazione degli indennizzi attualmente in fase di studio dovranno superare uno degli aspetti dei ristori “bis” del 2020 che ha sollevato maggiori critiche tra gli operatori economici: vale a dire la parametrazione a dati economici “scollegati” rispetto al periodo di inattività imposto dalle norme di contenimento del Covid-19.


Il riferimento è al parametro della riduzione di fatturato subita nel mese di aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019, introdotto nella prima versione del contributo a fondo perduto ma confermato anche nei ristori di fine anno. Questo parametro poteva ritenersi significativo al momento dell’emanazione del Dl 34/2020 (maggio), anche se il calcolo su un solo mese determinava spesso risultati casuali. La sua conferma nei ristori di fine anno (Dl 137/2020), pur dettata da meritevoli ragioni di velocizzazione nell’erogazione delle somme, ha invece comportato un’evidente stortura: coloro che non rispettavano tale requisito, oltre a essere rimasti esclusi dal primo giro di contributi, sono stati automaticamente tagliati fuori anche dal nuovo bonus, a prescindere dall’entità dei danni economici subiti con il blocco dell’attività nella seconda parte dell’anno.

Paradigmatico poi il caso delle attività stagionali, che magari nel mese di aprile non avevano nemmeno iniziato la stagione. Non potendo fare il confronto di fatturato richiesto dalla norma, questi operatori sono rimasti esclusi da entrambi i “round” dei ristori.

Ma anche possedendo il requisito del calo di fatturato di aprile, poteva accadere di restare esclusi dal contributo “ristori” perché l’attività indicata come prevalente nel modello di apertura/variazione dati Iva non era stata interessata dalle nuove chiusure.

I nuovi aiuti previsti per il 2021 dovrebbero dunque superare tutte queste sperequazioni, prendendo a riferimento un periodo temporale più ampio e più prossimo alla situazione attuale.

Gabriele Ferlito - 26 gennaio 2021 – tratto da sole24ore.com

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