Vale 75,7 miliardi di euro il contributo alle entrate dell’Erario garantito dall’agenzia delle Dogane e dei Monopoli nel 2019. Dove la parte più importante, con oltre 34 miliardi, è arrivata dalle accise sui prodotti energetici e sugli alcolici, seguita con 16,2 miliardi assicurati da accise e dazi doganali sull’import e l'export. Ci sono poi tabacchi e giochi, rispettivamente con 13,9 e con 11,4 miliardi, a completare il gettito erariale amministrato, controllato e in molti casi difeso dal servizio antifrode e controlli dell’agenzia. Sono alcuni dati del «Libro Blu» che il direttore delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, presenterà l’11 settembre al Governo alla presenza del premier Giuseppe Conte, del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri e del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Il «Libro Blu», la cui presentazione quest’anno ha inevitabilmente risentito della crisi sanitaria e del periodo di lockdown, raccoglie i risultati sull’attività dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli svolta nel 2019, concentrandosi soprattutto sulla strategie e sulle metodologie di vigilanza e controllo nel settore dogane, Iva sugli scambi internazionali, accise, giochi e tabacchi. Un’attività che richiede un intenso impegno di intelligence sui flussi commerciali a rischio che transitano per porti, aeroporti e valichi di frontiera, con analisi di rischio mirate e l’utilizzo sempre più massiccio delle banche dati.

La diminuzione del personale

Nell’ultimo anno pre-Covid le Dogane e i Monopoli hanno intensificato l’attività antifrode facendo registrare un +15,76% rispetto al 2018 dei controlli realizzati per singolo dipendente. Dal «Libro Blu», infatti, emerge che anche a fronte di una riduzione del personale, sceso nel triennio 2017-2019 da 10.750 unità a 9.906, i controlli antifrode sono stati complessivamente un milione e 513mila, pari a 152,9 verifiche pro-capite. Nel 2017, con oltre 10mila700 unità operative, il numero dei controlli in dogane, su accise, tabacchi e giochi si era arrestato a 1,3 milioni.

La “regina” delle imposte più soggetta a frode anche in dogana resta l’Iva. Gli illeciti riguardano le frodi realizzate attraverso false dichiarazioni di intento, l’utilizzo di missing trader per le più famose frodi carosello, o ancora il contrabbando dei cosiddetti Designer Fuels Fraud e le frodi sulle accise di carburante e alcolici messe in atto con false denaturazioni. Proprio sul fronte delle frodi sui carburanti e dei risultati conseguiti nel 2019, il Governo Conte con l’ultima manovra di bilancio aveva rilanciato l’azione di contrasto fissando un possibile target di recupero di accise per oltre un miliardo di euro. Obiettivo che necessariamente ora sarà ridefinito in funzione dell’impatto del Covid-19 sulle attività di contrasto.

L’importo delle attività accertate

In termini di «maggiori diritti accertati», con l’attività di controllo e antifrode sugli scambi nel corso del triennio 2017-2019 e soprattutto grazie all’aumento del numero delle verifiche eseguite in fase di sdoganamento, si è registrato un aumento del 6,4%, per un importo complessivo di oltre 1,9 miliardi di euro nel 2019. Al primo posto spicca sempre l’Iva con maggiori diritti accertati per oltre 981 milioni sugli scambi intracomunitari, a cui si possono aggiungere altri 144 milioni accertati su frodi carosello, dove al centro della frode è sempre l’imposta sul valore aggiunto. Seguono, poi, le accise con 348 milioni e il Plafond su importazioni ed esportazioni con altri 195,3 milioni. Complessivamente, queste quattro voci di illeciti sono pari all’84,7% dei quasi due miliardi di maggiori diritti accertati. I restanti 300 milioni si riferiscono ad altri illeciti come quelli su giochi, tabacchi o dazi.

Marco Mobili - 10 settembre 2020 - tratto da sole24ore.com 

 

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