Sulle pensioni il cantiere è sempre aperto. E non si vede la fine dei lavori. Dal 2011, anno dell'approvazione della riforma Fornero (dl 201/2011), ogni governo ha messo le mani sul sistema previdenziale italiano, senza mai ricorrere ad interventi strutturali. L'ultima modifica arriverà con la prossima legge di bilancio, che introdurrà la «nuova» quota 103, con grosse penalizzazioni rispetto alla versione precedente. Un sistema che, ancora una volta, non scardina definitivamente quello introdotto dalla legge Fornero; senza un ulteriore intervento il prossimo anno, infatti, a partire dal 2025 si tornerebbe alle regole definite nel 2011.

Sulle pensioni il cantiere è sempre aperto. E non si vede la fine dei lavori. Dal 2011, anno dell'approvazione della riforma Fornero (dl 201/2011), ogni governo ha messo le mani sul sistema previdenziale italiano, senza mai ricorrere ad interventi strutturali. L'ultima modifica arriverà con la prossima legge di bilancio, che introdurrà la «nuova» quota 103, con grosse penalizzazioni rispetto alla versione precedente. Un sistema che, ancora una volta, non scardina definitivamente quello introdotto dalla legge Fornero; senza un ulteriore intervento il prossimo anno, infatti, a partire dal 2025 si tornerebbe alle regole definite nel 2011.

Legge Fornero. La riforma che ha preso il nome dell'ex ministra ha innalzato i requisiti per accedere alla pensione, portando a 66 anni il limite anagrafico per il pensionamento di vecchiaia. Inoltre, ha velocizzato il processo di adeguamento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato (66 anni dal 2018) e abolito il previgente sistema delle quote, con un aumento dei requisiti contributivi (42 anni per gli uomini e 41 anni per le donne) e l'introduzione di penalizzazioni economiche per chi comunque accede alla pensione prima dei 62 anni. Fu una riforma molto contestata, varata in un momento di forte crisi da un governo tecnico, che fondava le sue basi sulla necessità di rendere più sostenibile il sistema previdenziale italiano.

Esodati e altre modifiche. Particolari polemiche si sollevarono in merito a quei soggetti che furono definiti «esodati», ovvero coloro che dopo la riforma erano rimasti in una sorta di limbo, senza lavoro ma senza neanche i requisiti necessari per andare in pensione. La vicenda ha destato parecchio l'attenzione delle aule parlamentari, visto che dal 2011 al 2020 sono state varate nove operazioni di salvaguardia, ovvero deroghe ai principi della legge che limitavano il perimetro delle persone coinvolte. Tuttavia gli interventi sugli esodati non sono stati gli unici provvedimenti approvati in Parlamento sul sistema pensionistico. Solo con la legge di bilancio 2017 (legge 232/2016), in particolare, sono state introdotte la Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata), l'Ape volontaria, l'Ape sociale e le misure per i lavoratori precoci e per i lavori usuranti.

Il ritorno delle quote. Il tema è poi tornato ancor più di attualità con l'avvento del governo gialloverde, dato che i due partiti che lo formavano (Movimento 5 stelle e Lega) avevano come priorità assoluta il superamento della Fornero. Con il dl 4/2019, quindi, si tornò al sistema delle quote, con l'introduzione di quota 100. Per tre anni (fino al 31 dicembre 2021) era stabilita la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. Secondo i numeri riportati dall'Inps, le domande di pensionamento sono state 380.000, «ampiamente al di sotto di quelle attese». Nessuna abolizione della Fornero, quindi, ma l'inserimento di un periodo di deroga di tre anni, al termine del quale sarebbero tornare le regole del 2011. Un fatto che, però, non è stato considerato accettabile né dal governo Draghi, che ha partorito quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) né da quello guidato da Giorgia Meloni, che prima ha alzato la quota a 103 (62 anni di età e 41 di contributi) e che ora cambierà ancora sistema, lasciando la quota 103 ma con pesanti penalizzazioni rispetto al passato.

Anche in questo caso, si tratta di un intervento non strutturale, che necessiterà di un ulteriore passaggio il prossimo anno, sempre se si deciderà di continuare a derogare alla legge Fornero. L'ex ministra del lavoro ha trattato questi temi ieri, durante l'incontro «La nuova previdenza», dedicato alla presentazione dell'associazione di esperti previdenzialisti «Teorema», riconosciuta dal Mimit ai sensi della legge 4. Oltre alla Fornero, hanno preso parte all'evento Cesare Damiano, Giuliano Cazzola e per l'associazione il presidente Francesco Giordani e il responsabile delle relazioni istituzionali Domenico Cosentino.

Michele Damiani - 11 novembre 2023 – tratto da Italia Oggi

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