Nella bozza di linee guida della ministra Azzolina attese giovedì 25 in Conferenza unificata anche la ricognizione degli spazi alternativi per le lezioni e i tavoli regionali per gli interventi più urgenti
Le linee guida contenute nella bozza sono snelle; la base di partenza sono le istruzioni già fornite dal Comitato tecnico-scientifico (Cts) del ministero della Salute a fine maggio. Immaginando un quadro epidemiologico ancora sotto controllo quel documento sottolinea l’importanza delle norme di igiene personale, la necessità di misurare la febbre prima di arrivare a scuola (con l’obbligo di restare a casa con temperatura superiore ai 37,5) e l’obbligo del distanziamento: un metro di distanza in classe e due in palestra. Sarà il Cts a fornire eventuali aggiornamenti in base al livello raggiunto dal contagio da qui a settembre. Anche sull’uso delle mascherine. Annunciate in un primo momento come obbligatorie dai 6 anni in più potrebbero restare tali solo negli spazi comuni mentre in classe, se si rispetterà il distanziamento, potrebbero essere tolte. Sulla falsariga di quanto deciso dalla Spagna nei giorni scorsi.
Una delle parole chiavi scelte dal documento messo a punto dai tecnici di viale Trastevere è il rispetto dell’autonomia scolastica. Insieme alla flessibilità dei modelli organizzativi. Per questo la bozza elenca una serie di possibili scenari tra cui tocca ai presidi scegliere: classi divise in gruppi più piccoli, lezioni al sabato, rtientri pomeridiani, interclasse per affinità di materia e (solo alle superiori), mix di lezioni in presenza e didattica a distanza.
Il compito di “mettere a terra” le indicazioni ministeriali spetta ai tavoli regionali formati da uffici scolastici, enti locali e sindacati. Nella speranza di replicare il modello-maturità che a quanto pare sta funzionando grazie anche al coinvolgimento di Croce rossa e Cts a cui dirigenti scolastici hanno sottoposto via via i loro dubbi. E a tenere le fila ci sarà anche un tavolo nazionale di monitoraggio. Con due parole d’ordine già scritte: non lasciare indietro gli studenti con disabilità e agire con rapidità. In attesa di decidere - sempre con le regioni e sempre tra mercoledì e giovedì - se le lezioni partiranno il 14 settembre come proposto dalla ministra Azzolina un appuntamento da segnare in rosso sul calendario già c’è: il 1° settembre quando le scuole potranno avviare le attività di recupero per gli alunni promossi (causa pandemia) con una o più insufficienze.
Che il nostro patrimonio scolastico sia vetusto e inadeguato ormai è noto. E lo sarà ancora di più quando arriverà il cruscotto informativo messo a punto da viale Trastevere (e annunciato dalla viceministra Anna Ascani sul Sole 24Ore del 12 giugno). Anche il tema delle classi sovraffollate lo conosciamo bene e i numeri dimostrano come sia difficile immaginare di trovare spazi alternativi all’interno degli stessi edifici scolastici (ad esempio in palestra o aula magna).
Per risolvere le criticità maggiori, che dovrebbero essere concentrate in un 20-25% delle scuole superiori dei grandi centri, si punta sui patti di comunità e sull’autonomia delle scuole in modo da usare le risorse del territorio. Nell’ottica non solo di trovare altro spazio fisico per le lezioni ma anche di innovare la didattica sia il ministero che gli enti locali hanno avviato una ricognizione degli spazi riconvertibili (a cominciare dalle scuole dismesse per il dimensionamento). Ma la caccia è appena all’inizio e il risultato non è scontato.
Eugenio Bruno – 23 giugno 2020 – tratto da sole24ore.com