Via libera al sequestro del ristorante e della licenza, per la tentata frode in commercio che scatta in caso di alimenti mal conservati - nel caso esaminato ben otto quintali di carne con la muffa - durante il periodo di chiusura dovuto all’emergenza Covid. La Cassazione, con la sentenza 9349, conferma le misure di massimo rigore, adottate in considerazione del grave rischio per la salute pubblica rappresentato dalla quantità di merce sequestrata: 800 chili di carne tenuta all’interno di una cella frigorifera alla temperatura di un grado invece che a meno 18. Il risultato era una carne «destinata alla vendita che presentava muffe bianche, verdi a chiazze nere, oltre ad essere al tatto viscida e umida, caratteristiche queste ultime sintomatiche anche di un’alterazione organolettica del prodotto alimentare».

La descrizione era contenuta nel verbale della polizia giudiziaria impegnata in una serie di controlli per verificare la conservazione dei cibi nei ristoranti durante la chiusura Covid, in attesa delle riaperture. Non passano gli argomenti della difesa ad iniziare dalla carne che sarebbe stata non in congelamento ma in frollatura. La muffa nobile, da eliminare al momento della messa in commercio, sarebbe servita a proteggere e far maturare la carne. Secondo una tecnica in uso nei migliori ristoranti italiani, custodita da artigiani del settore. Per gli inquirenti però non si trattava di carne frollata ma deteriorata.

Il rischio estremo per la salute pubblica

Non coglie nel segno neppure la tesi sull’impossibilità di mettere in atto la frode in commercio, visto che nessuna vendita era possibile durante la chiuso del locale per le misure anti Covid. Per i giudici, infatti, ai fini del reato tentato non serve la messa in vendita, basta la materiale disponibilità del prodotto deteriorato. Per finire respinta anche la censura relativa all’estensione del sequestro a locale e licenza, anziché limitare la misura preventiva alla sola merce. Per la cassazione una scelta giustificata da quanto evidenziato dal Gip: la libera disponibilità del locale comportava un rischio estremo per la salute pubblica, considerata anche la quantità del cibo mal conservato.

Patrizia Maciocchi - 10 marzo 2021 – tratto da sole24ore.com

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