Il «collocamento» dà i numeri sulla disoccupazione. Per la prima volta, infatti, l'Anpal diffonde e analizza i dati registrati ai «servizi per l'impiego», relativi ai disoccupati che hanno rilasciato una «dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro», la c.d. Did. Ed ecco la sorpresa: con riferimento all'anno 2020, per il «collocamento» (dati Did) i disoccupati sono circa 8 milioni 200 mila da ridurre a 5 milioni 300 mila non considerando le Did c.d. «dormienti», cioè non movimentate da tempo; il dato ufficiale di disoccupazione, quello Istat («rilevazione continua sulle forze lavoro»), invece, ne conta poco più di 2 milioni 300 mila. Lo studio è stato diffuso dall'Anpal nel Focus 103/2021, introducendo il concetto di «disoccupazione amministrativa».

Lo «status di disoccupato». Il Focus si basa sul concetto di c.d. «disoccupazione amministrativa», rilevata cioè in funzione del principale adempimento cui sono tenuti i cittadini per avere la qualifica di «disoccupati»: il rilascio della «dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro», la DID. L'attuale disciplina, infatti, (è l'art. 19, comma 1, del dlgs n. 150/2015 come modificato dal dl n. 4/2019), stabilisce che «sono considerati disoccupati i soggetti privi d'impiego che dichiarano, in forma telematica, (…), la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro, concordate con il centro per l'impiego». Oltre che i soggetti privi d'impiego, si considerano «in stato di disoccupazione» anche i lavoratori (soggetti NON privi d'impiego) il cui reddito da lavoro dipendente o autonomo corrisponde a un'imposta lorda non superiore alle detrazioni fiscali: in parole semplici, gli occupati che percepiscono un reddito c.d. «sottosoglia». L'Anpal ha quantificato tale importo in 8.145 euro annui, per il lavoro dipendente, e in 4.800 euro annui nel caso di lavoro autonomo. Pertanto, i soggetti che possono iscriversi e rimanere iscritti al collocamento, perché «in stato di disoccupazione», sono quelli che rilasciano la Did e che soddisfano uno di questi requisiti:

  • non svolgono attività lavorativa, sia di tipo subordinato che autonomo;
  • svolgono attività lavorativa, di tipo subordinato o autonoma, con un reddito «sottosoglia».

La gestione dei dati. Una volta presentata (è possibile solo online: tramite portale Anpal; tramite nodi regionali; tramite portale Inps con la domanda dell'indennità di disoccupazione (Naspi o Dis-Coll), la Did non è presa in considerazione (è posta in stato «Inserita»), finché non viene confermata da chi l'ha rilasciata presentandosi di persona presso il centro per l'impiego. Qui conferma il suo stato di disoccupazione e stipula il c.d. «Patto di servizio personalizzato» che individua e pianifica le misure utili al suo inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro. Una volta confermata, la Did diventa ufficiale (passa da «Inserita» a «Convalidata»), ma può essere «Sospesa» o «Revocata», comportando rispettivamente la sospensione o la revoca dello stato di disoccupazione, se la persona trova un lavoro di durata fino a ovvero superiore a 180 giorni. Tutto ciò avviene in forma automatizzata tramite un «gestore eventi», che quotidianamente aggiorna lo stato di ogni Did in relazione all'esistenza di un rapporto di lavoro intestato al disoccupato nell'archivio delle «Comunicazioni Obbligatorie» (le c.d. «CO», che i datori di lavoro sono tenuti a effettuare per attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro). La Did può essere «Revocata», inoltre, anche per effetto della c.d. «condizionalità», vale a dire il meccanismo che prevede che una persona che riceve un sostegno al reddito (Naspi, Dis-Coll, etc.) s'impegni a partecipare alle misure di politica attiva e accetti un'offerta di lavoro congrua, pena la riduzione o la perdita del sostegno economico e dello stato di disoccupazione.

Quanti sono i disoccupati. L'analisi dell'Anpal parte da un dato di stock iniziale di Did, riferito al 31 dicembre 2017, pari a 7.241.262 Did. Però, come già detto, la persona che presenta una Did permane nella condizione di disoccupato fino a quando non sia interessata da un rapporto di lavoro censito dal sistema delle CO: da questo momento lo stato di disoccupazione viene sospeso e, nel caso l'occupazione si protragga oltre 6 mesi, la Did è revocata dalla data d'avvio del rapporto di lavoro. La definizione dello stock di disoccupati a una certa data, pertanto, dovrebbe definire l'insieme di persone che, a quella data, si «dichiarano disponibili al lavoro»: l'Anpal fa notare, però, che non è sempre vero che ogni sottoscrittore di una Did sia realmente in cerca di un'occupazione o sia immediatamente disponibile a lavorare. Qui si riferisce, in particolare, a quelle Did finalizzate all'accesso al sistema di welfare o al progressivo accumulo di anzianità di disoccupazione che, in prospettiva, può risultare utile per l'accesso a incentivi all'assunzione. Inoltre, fa ancora notare l'Anpal, la Did non ha una data di decadenza: una volta sottoscritta, permane «aperta» finché il disoccupato non trova occupazione superiore a 6 mesi o è soggetto a condizionalità per le misure di sostegno al reddito. In definitiva, quindi, lo stock di disoccupati tende a crescere progressivamente nel tempo e, in assenza di misure amministrative di manutenzione e pulizia, accumula al suo interno una quota di popolazione che in realtà andrebbe annoverata tra gli «inattivi», piuttosto che tra i «disponibili al lavoro». Il dubbio ulteriore potrebbe essere che gli «inattivi» siano, in realtà, occupati in nero e magari percettori di sostegni al reddito (il RdC, per esempio).

Did o Istat? Per tali ragioni, l'Anpal, partendo dallo stock di Did al 31 dicembre 2017 ha definito come «dormienti» quelle Did che, seppur non revocate a questa data, risultavano non movimentate nei 5 anni precedenti e nei 3 anni successivi (sono risultate pari al 37,3%). La questione è più evidente se messa a confronto con i dati Istat. Questi ultimi, infatti, includono le persone non occupate tra 15 e 74 anni che hanno effettuato almeno un'azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane precedonti la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare attività autonome) entro le due settimane successive, oppure inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un'attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l'inizio del lavoro. Il dato più evidente è la differenza tra i dati Anpal e le stime dell'Istat: al 31 dicembre 2020, ad esempio, l'Istat ha rilevato poco più di 2 milioni 300 mila disoccupati; secondo l'Anpal, i disoccupati sono 5 milioni 334 mila. In verità, lo stock di disoccupati registrati con Did ammonta complessivamente a 8.227.448 individui che, al netto delle Did dormienti, scende a 5.333.826.

Mezzogiorno, maglia nera. Quasi una Did su due è presente nell'Italia meridionale. Il 30%, infatti, risulta essere registrata in un centro per l'Impiego del Nord, poco meno del 22% in quelli del Centro e ben il 48% nel Mezzogiorno. Si tratta di un valore particolarmente elevato, soprattutto se confrontato con la distribuzione della popolazione residente con più di 15 anni che, nel meridione, si attesta al 28% del totale della popolazione italiana. Restringendo l'analisi alle sole Did attive, degli oltre 5 milioni di disponibili poco più del 60% ha maturato almeno un'esperienza lavorativa dalla data di sottoscrizione, con una percentuale leggermente superiore alla media (63,9%) nel Mezzogiorno. La quota di under30 supera il 30% e, attestandosi a 38 anni, l'età mediana risulta inferiore di 2 anni rispetto al dato medio nazionale (40 anni). Tale indicatore cresce spostandosi verso le regioni settentrionali: nel Centro e nel Nord-ovest, infatti, si attesta a 41 anni, mentre nel Nord-est raggiunge i 43 anni.

Poco più della metà è una donna, con percentuali lievemente inferiori al 50% al Sud e Isole. Tanto per gli uomini che per le donne la classe di età che presenta la maggior concentrazione è quella tra 25 e 29 anni. Infine, gli stranieri sono il 16,5% del totale Did, con netta prevalenza di provenienti da paesi extra all'Unione Europea.

La disoccupazione di lunga durata. Dei 5 milioni e 334 Did al 31 dicembre 2020, la maggioranza, poco più di 4 milioni e 400 mila (82,6%), è costituita da disoccupati di lunga durata, cioè da individui che hanno conseguito un'anzianità di disoccupazione, al netto di rientro nell'occupazione fino a 180 giorni, uguale o superiore a 12 mesi. Si tratta della popolazione target, potenziale destinataria delle misure di contrasto alla disoccupazione di lunga durata. I disoccupati con anzianità di disoccupazione da 24 mesi e oltre rappresentano la maggioranza: oltre 3 milioni e 250 mila individui, il 74% del totale. I disoccupati da meno di 18 mesi ammontano a 598 mila individui. Analogo ammontare si osserva per la classe di durata superiore dei 18-24 mesi, con 556 mila individui. Le donne risultano più colpite dalla disoccupazione di lunga durata, in misura del 53%, cioè con 6 punti percentuali in più rispetto alla componente maschile. In generale i disoccupati di lunga durata sono nel 69% dei casi adulti d'età tra 30 e 64 anni. I giovani tra 15 e 29 anni, destinatari tra l'altro della Garanzia Giovani, rappresentano il 25% del totale disoccupati di lunga durata.

Daniele Cirioli - 31 maggio 2021 – tratto da Italia Oggi

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