La legge di Bilancio 2024 prevedeva verifiche da parte dell’agenzia delle Entrate sulla presentazione delle dichiarazioni di variazione. Le variazioni catastali possono portare a un aumento delle imposte per chi ha ottenuto il superbonus. Ecco quando scatta l’obbligo di aggiornare la rendita

Gli incrementi di valore possono comportare una rivisitazione delle rendite catastali. E questo può portare, a cascata, a pagare più imposte, a partire dall’Imu. C’è questa regola dietro le parole con le quali il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha evocato una revisione dei valori catastali di chi ha ottenuto il superbonus negli anni scorsi. Una regola che, per la verità, già esiste anche se non viene sempre rispettata.

I termini

Le variazioni catastali vanno comunicate al termine di tutte le ristrutturazioni. In base al Testo unico dell’edilizia, infatti, alla conclusione del cantiere il direttore dei lavori deve depositare in Comune, per chiudere la pratica edilizia, prova dell’avvenuta presentazione della variazione catastale (con la procedura telematica chiamata Docfa) o una sua dichiarazione che gli interventi non hanno comportato una modifica del classamento. Il termine per fare questa operazione è di 30 giorni dalla fine dei lavori.

Il superbonus

Proprio perché questo adeguamento non viene sempre effettuato, già con la legge di Bilancio 2024 (quella dell’anno scorso) era stata introdotta una norma in base alla quale l’agenzia delle Entrate va a verificare, per gli immobili sui quali è stato ottenuto il superbonus, «se sia stata presentata» la dichiarazione di variazione catastale, «anche ai fini degli eventuali effetti sulla rendita dell’immobile presente in atti nel catasto dei fabbricati». Queste verifiche vengono fatte sulla base di liste selettive e possono portare all’invio di lettere di compliance ai contribuenti.

Le regole per la variazione

Ma quando è obbligatorio aggiornare la propria rendita? In linea di principio, molti lavori di superbonus oggi non comportano l’obbligo di effettuare la variazione della rendita. Questo obbligo, infatti, c’è solo quando venga aumentato il numero di vani o quando venga incrementata la volumetria. Se, però, anche in assenza di queste condizioni, viene incrementato il valore dell’immobile di almeno il 15%, si dà luogo all’aggiornamento della rendita. Quest’ultima condizione può verificarsi, ad esempio, quando siano stati effettuati lavori come la realizzazione del cappotto termico.

Aumenti del 16 per cento

Queste variazioni possono comportare aumenti delle rendite catastali del 16-18% nel caso del passaggio di una classe e di oltre il 30% nel caso di un salto più ampio di due classi. Lo dice il simulatore che consente di vedere quello che succede nelle diverse città con un salto di classe. A Roma, ad esempio, un’abitazione popolare A4 della classe più bassa con 6 vani catastali in zona censuaria 2 con una rendita di livello base di 759 euro arriverebbe a 883 euro con passaggio di una classe (+16%) e a 1.038 euro con il passaggio di due classi (+36%). A Milano invece, un’abitazione popolare A4 di classe intermedia con 6 vani catastali in zona censuaria 2 passerebbe da una rendita di 604 euro a 712 euro con il passaggio di una classe (+18%) e a 836 euro con il passaggio di due classi.

G.Latour/G.Parente - 9 ottobre 2024 – tratto da sole24ore.com

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