L’emergenza Covid non è ancora superata. Almeno sul luogo di lavoro. Nonostante la voglia, che si è diffusa nel Paese, di lasciarsi dietro le spalle le paure, le restrizioni, i dubbi che hanno accompagnato il diffondersi della pandemia, governo, datori di lavoro e sindacati hanno deciso di non abbassare la guardia. Giustamente. E con un verbale sottoscritto in seguito all’incontro del 4 maggio hanno deciso di mantenere in vigore tutte le regole studiate per ridurre al minimo il numero dei contagi e per venire incontro ai problemi di alcune particolari categorie di persone. Unica eccezione, le norme relative al contestato green pass che, almeno in azienda, non sarà più necessario.

Con questa proroga, di fatto, si confermano, in capo ai datori di lavoro tutte le responsabilità attribuite loro in termini di sicurezza sul lavoro dalla legislazione anti-Covid. A questo proposito vale la pena di citare, per inciso, la recente sentenza della Cassazione penale (n. 9028 del 17 marzo 2022) con la quale si mette fine, in senso affermativo, alla diatriba sulla necessità di aggiornamento del documento di valutazione dei rischi, per tenere conto del rischio pandemico.

A fronte però degli oneri e delle responsabilità che le aziende si sono trovate ad affrontare, ora prorogati in attesa di valutare quale sarà l’evoluzione dell’emergenza sanitaria, la proroga fa anche da scudo ai datori di lavoro, nel senso che questi, anche in caso di contagio all’interno dell’azienda, potranno evitare ogni responsabilità se si saranno attenuti al rispetto della normativa anti-Covid.

Certo, anche gli ultimi provvedimenti approvati non sono un esempio di semplicità legislativa e di chiarezza.

Importante però sottolineare che resta confermata l’importanza del luogo di lavoro come presidio di legalità, di responsabilità, di rispetto per i diritti dei lavoratori, dei clienti e di tutti coloro che con loro entrano in relazione. Non si sottolineerà mai abbastanza il ruolo che le aziende si sono assunte nella gestione di questa crisi, essendosi dovute adattare a regole che cambiavano in continuazione, in alcuni casi a prolungate chiusure dell’attività, a cambiamenti improvvisi delle abitudini di consumo e di spesa. Dovendosi destreggiare all’interno di una legislazione nella produzione della quale i governi che si sono succeduti non hanno certamente brillato per chiarezza e concisione. Basti pensare che al momento sono in vigore ben 42 provvedimenti legislativi, quasi tutti decreti legge, mentre un’altra quarantina di provvedimenti normativi sono nel frattempo decaduti (senza contare la legislazione regionale o quella di settore). Dovendosi adattare in tempi rapidissimi al lavoro da remoto in tutti i casi nei quali la tipologia di attività lo rendeva possibile.

Eppure, sembra incredibile, il sistema ha retto. Si tratta ora di non gettare al vento tutto l’impegno profuso fino a oggi per evitare di essere presi in contropiede da una eventuale altra ondata di contagi. Il luogo di lavoro, in questo senso, si sta rivelando un presidio fondamentale.

Marino Longoni - 16 maggio 2022 – tratto da Italia Oggi

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