La crisi delle specializzazioni mediche. Tra il 2020 e il 2022 quasi un quinto (18%) dei posti di specializzazione in medicina non è stato assegnato. In alcuni settori, tipo medicina d'urgenza o farmacologia, è andato perso più del 50% dei posti, mentre ce ne sono altri, tipo pediatria, che a parità di posti non lasciano praticamente nessun contratto non assegnato. Numeri che si inseriscono in un contesto, quello italiano, già gravato da una importante carenza di personale medico specialistico. È quanto emerge dall'analisi realizzata Anaao Assomed, il sindacato dei medici dirigenti, diffusa ieri.

Posti persi. Ogni anno il ministero indica il numero di posti per le scuole di specializzazione in medicina, ovvero i percorsi formativi post-universitari che permettono, appunto, di specializzarsi in una certa branca. Il numero dei posti viene definito sulla base dei fabbisogni stilati dalle regioni. Per esempio, nel biennio 2020-2022 sono stati messi a disposizione 1.682 posti in pediatria o 1.884 posti in medicina d'emergenza e urgenza. Negli ultimi due anni, quindi, poco meno di un quinto di questi posti non sono stati assegnati. Ciò vuol dire che lo stato ha messo a disposizione dei fondi per formare certe tipologie di specialisti ma non ha trovato persone disposte a studiare quella particolare disciplina. Per tornare all'esempio di prima, in pediatria è rimasto vacante (tra posti non assegnati e abbandoni) meno del 3% dei contratti, mentre in medicina d'urgenza il 60%.

Indirizzi ambiti e meno ambiti. Tra le discipline più in difficoltà troviamo microbiologia e virologia (78 % di posti non assegnati o abbandonati), patologia clinica (70%) radio terapia (67,7%) e farmacologia (63,1%). In generale, su 51 discipline, 11 hanno una percentuale di contratti non assegnati superiore al 50%. Ogni indirizzo ha numeri diversi in valore assoluto; in medicina d'emergenza i posti non assegnati o abbandonati (60,7%) sono 1.144 in due anni, visto che il numero totale dei posti a disposizione era 1.884. In radioterapia, invece, i posti erano 328, quindi quelli persi arrivano a 222. Di contro, ci sono anche indirizzi molto ambiti, che non lasciano praticamente nessun contratto per strada. Le performance migliori sono registrate da dermatologia (0,4% di contratti persi su 272 posti disponibili), malattie dell'apparato cardiovascolare (1,4% su 1275), oftalmologia (1,8% su 443), chirurgia plastica (2,2% su 230), malattie dell'apparato digerente (2,7% su 404) e pediatria (2,7% su 1682).

«Il segnale giunge chiaro e forte», il commento del segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio. «La medicina sta diventando un affare selettivo, in cui le specialità più sotto pressione durante la pandemia, le specialità gravate da maggiori oneri e minori onori sono in caduta libera, non hanno più appeal».

Michele Damiani - 24 febbraio 2023 – tratto da Italia Oggi

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