In tilt l’assegno d’inclusione per le famiglie con componenti in condizioni di svantaggio. Infatti, il riconoscimento del sussidio è compromesso dal ritardo con cui Asl e altre strutture sanitarie stanno validando le condizioni di svantaggio. A evidenziarlo è il ministero del lavoro nella nota prot. 6061 del 28 marzo 2024, pregando gli uffici di operare più velocemente per permettere all’Inps di erogare più celermente il sussidio trattandosi di famiglie ad altissima fragilità.

In affanno, inoltre, anche i comuni nel gestire il primo incontro con i beneficiari dell’Adi (da fare entro 120 giorni). La causa? Il ritardo con cui l’Inps sta inviando i nominativi da invitare. Pertanto, il ministero del lavoro con nota prot. 6062 del 28 marzo 2024 proroga il termine di prima convocazione con riferimento alle domande presentate fino al 29 febbraio 2024.

La certificazione delle condizioni di svantaggio

Il diritto all’Adi spetta in presenza di un componente familiare in condizioni di fragilità (età, etc.), tra cui le c.d. condizioni di svantaggio individuate dal decreto n. 154 del 13 dicembre 2023 (persone con disturbi mentali, disabilità fisica, psichica e sensoriale, etc.) appositamente certificate.

In presenza di componenti in condizione di svantaggio, il richiedente auto-dichiara il possesso della relativa certificazione. L’Inps, che è tenuto a verificare il possesso dei requisiti per il diritto all’Adi, in presenza di certificazioni di svantaggio rilasciate da strutture sanitarie (i cui dati non sono disponibili su SIISL e nei propri archivi), richiede all'amministrazione che ha certificato la condizione di svantaggio di attestare la sussistenza di tale condizione, entro 60 giorni decorsi i quali vale quanto è auto-certificato, fermi restando i successivi controlli con le eventuali sanzioni.

A oggi, spiega il ministero del lavoro, si stanno riscontrando criticità sia in ordine al rilascio dell’attestazione e sia in merito alla validazione del possesso del requisito. Tenuto conto che si tratta di famiglie ad altissima fragilità, il ministero prega gli uffici di attivarsi per garantire una celere procedura di riscontro al fine di consentire un tempestivo accesso all’Adi.

La presa in carico delle famiglie da parte dei comuni

Per ottenere l’Adi occorre farne domanda all’Inps e iscriversi al SIISL al fine di sottoscrivere il patto di attivazione digitale (PAD) del nucleo familiare. L’Inps, ricevuta la domanda, invia i dati del nucleo familiare al servizio sociale del comune di residenza al fine di un’analisi e della presa in carico dei componenti con bisogni e dell’attivazione di eventuali sostegni.

I beneficiari dell’Adi sono tenuti a presentarsi presso i servizi sociali entro 120 giorni dalla sottoscrizione del PAD, previa convocazione ovvero anche spontaneamente al fine di non incorrere nella sanzione dello stop del sussidio.

Nei primi mesi dell’avvio del nuovo sistema Adi (le domande si presentano dal 18 dicembre 2023), spiega il ministero del lavoro, l’ingente numero di richieste ha comportato un dilatamento del tempo di gestione e verifica dei dati da parte dell’Inps e della trasmissione dei dati ai comuni, avvenuta soltanto dalla fine di gennaio.

Ciò, di conseguenza, ha ritardato rispetto alla data di sottoscrizione del Pad i primi appuntamenti dei servizi sociali dei comuni. In conclusione, per le domande pervenute all’Inps dal 18 dicembre 2023 al 29 febbraio 2024, il ministero dispone che il dies a quo relativo al primo incontro con il nucleo familiare può decorrere dalla trasmissione dei dati dall’Inps al comune.

Per le domande presentate dal 1° marzo 2024, invece, il termine dei 120 giorni per la convocazione e la conseguente presentazione al primo appuntamento decorre dalla sottoscrizione del Pad.

Daniele Cirioli - 04 aprile 2024 – tratto da Italia Oggi

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