Via libera ai controlli a sorpresa del Comune per verificare la residenza abituale, tranne negli orari nei quali il richiedente ha comunicato, e dimostrato, che non può mai essere in casa. E quando più controlli vanno a vuoto, l’ufficiale di stato civile può procedere alla cancellazione del nominativo del cittadino “fantasma” dall’anagrafe locale. Un provvedimento che, di norma, andrebbe comunicato al diretto interessato ma che è comunque valido anche se l’annuncio non avviene. In un periodo in cui nella vita delle persone ci sono più centri di interesse, diventa più che mai importante verificare che la residenza nel comune indicato sia effettiva e non di comodo.

La stabile dimora

La Cassazione, partendo da questa consapevolezza, respinge il ricorso di una donna il cui nome era stato cassato dai registri del comune che aveva indicato come luogo di stabile dimora. Un colpo di spugna che era avvenuto, a sua insaputa, dopo che diversi sopralluoghi avevano dato esito negativo: la signora non era in casa. Inutilmente la donna - che era anche amministratrice dello stabile e aveva una partita Iva nella quale era indicato quell’indirizzo di residenza - si era lamentata degli orari e dei giorni in cui le verifiche erano avvenute: sempre tra le 10 e le 12 dei giorni feriali, e dunque quando normalmente le persone sono al lavoro. Per la Suprema corte la signora avrebbe potuto indicare al Comune gli orari nei quali certamente non sarebbe stata presente nell’abitazione.

I vari centri di interesse

Ma certo non poteva pretendere “visite” concordate. I giudici sottolineano anzi l’importanza, in tempi in cui le vite delle persone sono caratterizzate da spostamenti sempre più frequenti e da tanti centri di interesse, di individuare la residenza reale e non di comodo. E la residenza fissa è «rivelata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni sociali». Nessuna limitazione, chiaramente, dell’esigenza di ogni cittadino di attendere quotidianamente alle proprie occupazioni, ma la libertà di movimento non può tradursi nell’impossibilità per il comune di svolgere i suoi controlli nel modo più idoneo «per prevenire possibili abusi». E dunque suonare in tutti gli orari che restano fuori da quelli in cui è certo che non risponderà nessuno.

Patrizia Maciocchi - 30 marzo 2023 – tratto da sole24ore.com

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