Rischio decadenza per migliaia di atti notificati dall’Agenzia delle entrate. Se non si riesce a fare l’operazione indietro tutta e a richiamare entro il 25 marzo gli atti inviati, dopo l’entrata in vigore della riforma del contraddittorio preventivo, ma che a oggi, dopo l’atto di indirizzo del ministero dell’economia, risultano da rettificare si rischia la decadenza della verifica fiscale. Con una tegola in testa per i funzionari e gli uffici che potrebbero vedere contestato il danno erariale.

Cosa sta succedendo

La situazione è sotto osservazione dal ministero dell’economia tanto che si potrebbe individuare una soluzione normativa che intervenga ulteriormente sulla vicenda. Ieri con una nuova nota interna l’Agenzia delle entrate ha aggiornato le istruzioni agli uffici tracciando diverse strade a seconda della natura degli atti notificati. Se gli uffici hanno fatto un contraddittorio (che non doveva essere fatto perché il nuovo atto di indirizzo fissa la decorrenza al 30 aprile e fino a quella data sono in vigore le vecchie regole) cercano di spingere sull’adesione, se non riescono a chiudere in adesione dovranno mandare "comunicazione" che non si applica 6- bis ( l’articolo 6 bis del dlgs 219/23 è quello che regolamenta la procedura del nuovo contraddittorio preventivo) e percorrono la strada dell’accertamento.

La situazione negli uffici dell’Agenzia

Vincenzo Patricelli, coordinatore di Flp sigla sindacale dei lavoratori dell’Agenzia delle entrate sta ricevendo segnalazioni dagli uffici: «Per tutti gli inviti di cui all’articolo 5, comma 1 e 5-ter con convocazione antecedente al 27 dicembre 2023 scatta la decadenza al 25 marzo 2024.
Gli Uffici e i funzionari per oltre due mesi hanno atteso note, istruzioni e circolari e nulla è stato fatto. Quindi a 10 giorni lavorativi dalla decadenza, bisogna richiamare i contribuenti per comunicare agli stessi la non applicabilità delle previsioni recate dall’articolo 6-bis del nuovo Statuto pena la decadenza degli atti. Tutto viene scaricato sull’ultima ruota dell’ingranaggio» conclude Patricelli.

Cristina Bartelli - 09 marzo 2024 – tratto da Italia Oggi

Altre notizie