Il primo passo per ottenere l’Isee è individuare i componenti del nucleo familiare su cui calcolarlo. Operazione lineare quando ci sono genitori conviventi sotto lo stesso tetto con figli piccoli, ma che diventa via via più complicata – e aperta al rischio di illeciti – se ci si discosta da questo modello. Secondo la normativa, la famiglia di riferimento per l’Isee è quella «anagrafica» alla data di presentazione della Dsu (la dichiarazione sostitutiva unitaria che è alla base dell’indicatore). Due coniugi con residenze diverse, per esempio, sono sempre nello stesso nucleo familiare Isee, tranne alcune eccezioni ammesse espressamente dalla legge, tra le quali il caso più frequente è la separazione formalizzata a livello giudiziale.

La semplice dimora in un’altra città per motivi di lavoro o la separazione di fatto non sono sufficienti a «spezzare» il nucleo famigliare. Anche i genitori non sposati fanno parte della stessa famiglia Isee: sempre se sono conviventi, con alcune eccezioni se non hanno la stessa residenza.

Dai figli alla convivenza

Quanto ai figli, quelli minorenni sono inseriti nella famiglia Isee del genitore con cui convivono, anche se fiscalmente a carico Irpef dell’altro genitore. La stessa regola vale anche per i figli maggiorenni che convivono con uno o entrambi i genitori, anche se sono indipendenti dal punto di vista fiscale (cioè se hanno un reddito fino a 4mila euro annui sotto i 24 anni d’età o fino 2.840,51 euro dai 24 anni in su).

Il discorso si complica per i figli maggiorenni che vivono per conto proprio: fanno automaticamente nucleo familiare a sé quando hanno più di 26 anni, oppure sono sposati o con figli o, ancora, quando hanno un reddito tale da non essere a carico dei genitori. Non basta, invece, convivere con un’altra persona per poter avere un Isee separato da quello dei genitori. Un problema simile ce l’hanno coloro che vivono insieme in affitto per dividere le spese avendo già un proprio reddito. Se hanno spostato la residenza nella casa comune, devono ottenere dal municipio stati di famiglia separati per non finire tutti quanti in uno stesso nucleo Isee.

È chiaro che tutti coloro che vorranno presentare un Isee nel 2022 dovranno verificare i confini del nucleo familiare di cui fanno parte. Ed eventualmente correggere residenze anagrafiche che non riflettono la situazione di fatto. Pensiamo al caso di un giovane lavoratore under 36 interessato all’agevolazione per l’acquisto della prima casa, che ormai vive da solo in affitto ma ha lasciato la residenza con i genitori. Se fa nucleo con loro, potrebbe superare i 40mila euro di Isee, restando invece sotto soglia se è da solo.

Nuovi criteri di calcolo

Sarà comunque con il debutto dell’assegno unico che l’introduzione del criterio anagrafico andrà a rivoluzionare in alcuni casi la definizione di famiglia, rispetto alle misure ora in vigore. A circoscrivere la situazione economica cui fanno riferimento gli attuali assegni al nucleo familiare (Anf) – modulati in base al reddito e non all’Isee – è infatti una normativa scritta alla fine degli anni 80. E oggi, addirittura, i genitori conviventi, ma non sposati, non sono tenuti a dichiarare entrambi i redditi, perché può richiedere l’Anf uno solo dei due: magari quello con il reddito più basso, così da ottenere importi più elevati, dichiarando i figli nel proprio nucleo e ignorando l’eventuale reddito dell’altro genitore. Con l’assegno unico e universale il parametro sarà l’Isee e i due genitori conteranno entrambi.

Allo stesso modo, oggi le detrazioni per i figli a carico sono calcolate sul reddito del singolo genitore, e quindi il coniuge a basso reddito ha detrazioni più alte. Con il passaggio al nuovo assegno unico legato, l’importo verrà parametrato alla situazione generale della famiglia: sommando entrambi i redditi, ma anche conteggiando il patrimonio (immobiliare e mobiliare).

Le regole

Il decreto di riferimento
Il nucleo familiare è costituito dai soggetti componenti la famiglia anagrafica alla data di presentazione della Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), salvo alcune eccezioni. A regolare la definizione di nucleo familiare ai fini Isee è il Dpcm del 5 dicembre 2013, n. 159.

I figli a carico
Il figlio è considerato fiscalmente a carico (ai fini Irpef, cioè ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche) se il suo reddito:
- non supera 4mila euro annui, se la sua età non è superiore a 24 anni;
- non supera 2.840,51 euro annui, se la sua età è superiore a 24 anni.

I figli maggiorenni
Fanno parte di un nucleo diverso i figli maggiorenni, non conviventi con i genitori, in almeno una delle seguenti condizioni:
- di età maggiore o uguale a 26 anni;
- non a loro carico ai fini Irpef;
- coniugati e/o con figli.

D.Aquaro/C.Dell'Oste/M.Finizio - 17 novembre 2021 - tratto da sole24ore.com

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