Il calcolo del contributo intreccia codici Ateco, zone e coefficienti dal 50 al 400 per cento. L'Esecutivo lavora al «Ristori-ter» e stanzia altri 4 miliardi per il 2021, attivabili con Dpcm

Fare i conti con carta e penna spesso sarà inevitabile. L’accredito automatico del nuovo contributo a fondo perduto – in corso in questi giorni da parte delle Entrate – non azzera le complicazioni di un meccanismo che funziona per zone, codici Ateco e coefficenti, e che imporrà a molte imprese di fare comunque domanda per ricevere gli aiuti.

Tra coloro che dovranno inviare l’istanza in via telematica all’Agenzia ci sono tutti quelli che – per un motivo o per l’altro – non hanno ricevuto il primo fondo perduto da 6,5 miliardi previsto dal decreto Rilancio (Dl 34/2020) e ora hanno diritto al nuovo aiuto da 2,5 miliardi del Dl Ristori (Dl 137), già ritoccato dal Ristori-bis (Dl 149). A partire da chi non aveva neppure richiesto il primo aiuto, perché non era ammesso (circa 1.600 imprese con ricavi oltre i 5 milioni annui) o perché non ha presentato la domanda pur avendone diritto per una svista o un disguido.

Ci sono poi coloro che l’istanza l’avevano presentata, ma se la sono vista respingere per un errore – ad esempio nella digitazione dell’Iban – e adesso possono fare domanda in autotutela alle Entrate. Per loro, in attesa che si chiuda l’iter sul vecchio contributo, andrà comunque presentata una richiesta per il “nuovo” ristoro. Con una nota dell’11 settembre, l’Agenzia ha riferito al Mef che le domande “a rischio” (quindi soggette a controllo manuale) valevano 128 milioni di euro, cifra cui potrebbero corrispondere tra le 40 e le 60mila istante.

Fatturato di aprile e coefficienti

Oltre a questi soggetti ci sono le imprese che alla data del 30 aprile tecnicamente non esistevano ancora. Quelle che sono state aperte in seguito, ma anche quelle che hanno rilevato aziende già esistenti. Può essere il caso, ad esempio, di chi ha acquistato un negozio il 13 giugno e potrà chiedere il nuovo contributo a fondo perduto usando come parametro il calo di fatturato registrato ad aprile 2020 rispetto ad aprile 2019 dal precedente negoziante.

Proprio l’ancoraggio al fatturato di aprile è stato da più parti criticato per la sua arbitrarietà. Se aveva senso nell’urgenza della primavera – si è detto – oggi sarebbe servito un parametro più oggettivo. Oltretutto, il riferimento ad aprile rischia di perpetuare eventuali colpi di fortuna (l’impresa che nel 2019 ha venduto un macchinario, fatturando molto) o di sfortuna (l’azienda che ad aprile 2020 si è trovata a fatturare alcuni grossi lavori dei mesi precedenti e poi è rimasta ferma da lì in poi).

A complicare le cose c’è anche il fatto che un altro contributo a fondo perduto – quello per le attività nei centri storici delle 29 città turistiche – prende invece come punto di riferimento il calo dei ricavi di giugno. In questo caso, le domande potranno essere inviate alle Entrate da domani, mercoledì 18.

Verso il Dl Ristori-ter e la manovra

I decreti “ristori” cercano di ridurre gli elementi di arbitrarietà e fotografare la situazione attuale con i coefficienti che determinano l’ammontare dei contributi. Ad esempio, le pizzerie di asporto si ritrovano la somma dimezzata rispetto alla prima versione, nel presupposto che continuino a ricevere un buon numero di ordini anche in questo periodo. I taxi e le lavanderie industriali mantengono l’importo invariato (coefficiente 100%). Le discoteche e i night club se lo vedono quadruplicato. Altro fattore di riequilibrio è l’incremento del 50% del contributo, riservato a bar, gelaterie, pasticcerie e alberghi in zona rossa e arancione. Un aumento che – tra l’altro – potrebbe implicare la necessità di conguagli da parte delle Entrate mano a mano che le regioni dovessero passare in zone di maggior gravità.

Restano categorie escluse – ad esempio i muratori – e, più in generale, la possibilità che il decreto Ristori-ter cui sta lavorando il Governo estenda la rete degli aiuti, anche inserendo nuovi codici Ateco rispetto a quelli presenti negli allegati 1 e 2 ora in vigore.

Ancora più avanti – guardando al 2021 – c’è il contributo del 30% dedicato agli operatori nei centri commerciali, che richiede regole ad hoc da parte dell’Agenzia. Ma per l’anno prossimo interverrà anche la manovra di Bilancio 2020, che nel disegno di legge messo a punto dal Governo prevede tra l’altro uno stanziamento di 4 miliardi per le attività produttive più colpite dal coronavirus. Un fondo dedicato, che sarà attivabile senza bisogno di decreti legge, direttamente con uno o più Dpcm su iniziativa del ministero dell’Economia.

C.Dell'Oste e G.Parente - 17 novembre 2020 – tratto da sole24ore.com

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