Chilometri autocertificati, ma non per tutti. Oggi per chi porta un veicolo alla revisione periodica obbligatoria è entrata in vigore la nuova regola secondo cui bisogna firmare un’autodichiarazione che attesti la veridicità del dato riportato sul contachilometri. Ma venerdì scorso la Motorizzazione ha aggiunto che l’autodichiarazione è obbligatoria solo per le operazioni effettuate nelle proprie sedi: quando il test viene svolto nelle officine private, sarà il loro responsabile a decidere se uniformarsi a questa regola o seguire altre procedure.
In quest’ultimo caso - afferma in sostanza la circolare della direzione generale della Motorizzazione protocollata appunto venerdì 16 novembre col numero 28543 - sarà l’officina a prendersi la responsabilità delle proprie scelte. Anche se il documento usa una terminologia più sfumata: parla di «gestione in autonomia di eventuali contestazioni». Un’autonomia dovuta al fatto che le officine abilitate alle revisioni sono «imprese di natura privatistica».
Quando invece le revisioni vengono effettuate in centri di controllo pubblici, occorre un’autodichiarazione, che - chiarisce la circolare - può essere firmata non solo dal proprietario del veicolo, ma anche da:
- un suo familiare che si autoqualifichi come tale;
- l’utilizzatore del mezzo (in caso di leasing o noleggio a lungo termine);
- l’autista che autodichiari anche il proprio rapporto di lavoro con l’impresa di trasporto (o, più in generale, con la flotta aziendale) cui appartiene il mezzo;
- i soggetti normalmente abilitati a presentare pratiche per conto terzi agli sportelli della Motorizzazione (quindi, le agenzie di pratiche auto riconosciute dalla legge 264/1991, le autoscuole, le persone delegate specificamente e a titolo gratuito dal proprietario, le associazioni di categoria degli autotrasportatori, i costruttori di veicoli e di componenti e i funzionari degli uffici regionali ex Uma, cioè Utenti motori agricoli).
In ogni caso, tutti i problemi nascono dal fatto che, da quando durante la revisione deve essere annotato il numero di chilometri, l’ispettore che la effettua finisce di fatto col certificare che la percorrenza riportata sul contachilometri è vera. Una responsabilità molto impegnativa, in un Paese come l’Italia dove la manomissione dello strumento è molto diffusa. Di qui l’esigenza di coinvolgere il proprietario del veicolo o chi per lui.

Maurizio Caprino - 19 novembre 2018 – tratto da sole24ore.com

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