Le lettere partiranno verso metà febbraio. Saranno circa 50 mila e offriranno un’altra possibilità, l’ennesima, per saldare i vecchi debiti con il Fisco. Di fatto è l’ultima chiamata per il percorso avviato con la rottamazione delle cartelle esattoriali, la «definizione agevolata» che permette di chiudere i conti con l’Agenzia delle entrate per il periodo tra il 2000 e il 2016. Con un risparmio importante visto che bisogna versare sì il dovuto, ma non le sanzioni e gli interessi di mora.

Le lettere saranno indirizzate dall’Agenzia delle entrate a chi aveva presentato domanda per la rottamazione ma poi ha lasciato perdere e non ha pagato la prima rata, che scadeva a luglio dello scorso anno. La riceverà, però, solo chi aveva già un piano di rateazione del proprio debito, interrotto ma ancora in piedi, cioè non revocato dalla stessa Agenzia. Non si tratterà di una lettera di richiamo. Anzi. Il Fisco ricorderà al contribuente che, pur avendo rinunciato alla rottamazione, potrà riprendere in mano il vecchio piano di rateazione, ripartendo da lì dove l’aveva interrotto. E senza aumenti di spesa.

Circa 6 mila lettere arriveranno in Lombardia, 3.300 nella sola provincia di Milano. Altre 6.700 nel Lazio, 4.207 nella sola provincia di Roma. La scelta dell’Agenzia guidata da Ernesto Maria Ruffini conferma quanto il Fisco stia concentrando la sua azione sul recupero dei vecchi debiti, anche con l’obiettivo di far cassa. Nel 2017 la rottamazione delle cartelle ha portato allo Stato 6,5 miliardi di euro, oltre un miliardo in più rispetto alle previsioni del governo. Ed è stato proprio questo risultato a rendere possibile il record sul fronte del recupero dell’evasione, con i 20,1 miliardi di euro totalizzati nel 2017, contro i 19 dell’anno precedente.

Anche per questo dopo la prima rottamazione, lanciata dal governo Renzi, è arrivata la seconda rottamazione, targata governo Gentiloni, che riguarda i debiti più recenti, quelli del 2017. Per questa rottamazione bis è adesso possibile fare un primo bilancio. E i numeri confermano che anche stavolta le cose stanno andando bene. Le domande presentate tra l’inizio di novembre e il 31 gennaio sono state circa 200 mila. Un dato in linea con quello della prima rottamazione ma che sembra pesare di più. Non solo perché la prima rottamazione riguardava i debiti compresi in un periodo molto lungo, 16 anni, mentre quella bis si applica solo alle cartelle notificate nel 2017. Ma anche perché, in realtà, la rottamazione bis è stata corretta in corso d’opera: nel decreto approvato dal consiglio dei ministri l’ultima data per la notifica della cartella era settembre ed è stato solo il Parlamento, in sede di conversione, a spostare la scadenza al 31 dicembre.

Le domande potranno essere presentate fino a maggio. Se la tendenza dovesse rimanere questa, è possibile che anche la rottamazione bis porti nelle casse dello Stato più soldi del previsto. E quindi si superi la soglia dei 2 miliardi di euro, tra il 2018 e il 2019, indicata dal governo come obiettivo. C’è un altro dato indicativo. Sono in crescita le domande arrivate direttamente dal sito internet dell’Agenzia o con posta certificata, evitando cioè di fare la fila allo sportello. Erano il 66% per la prima rottamazione sono salite verso quota 70% per la seconda.

Anche per questo l’Agenzia delle entrate ha sperimentato una nuova possibilità. Utilizzando il proprio bancomat e il pin della banca presso un Atm sarà possibile vedere il proprio «cassetto fiscale», cioè controllare se ci hanno pendenze con il Fisco. E anche pagare direttamente con il bancomat, a patto che la somma da versare sia compatibile con i limiti di prelievo previsti dal contratto. La banca non avrà accesso al cassetto fiscale del proprio correntista. Nei mesi scorsi sono state firmate le convenzioni con diversi gruppi bancari, mancano pochi passi per coprire praticamente l’intera rete bancomat. Nelle prossime settimane anche questo nuovo servizio sarà annunciato.

Lorenzo Salvia - 3 febbraio 2018 – tratto da corriere.it

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