Cattive notizie per chi va in pensione l'anno prossimo: avrà una pensione annua inferiore, in media, di oltre l'1% rispetto a chi ci è andato o ci andrà quest'anno. A stabilirlo è il dm 15 maggio del ministero del lavoro che, pubblicato in G.U. n. 31/2018 di ieri, fissa i coefficienti di trasformazione del montante contributivo validi per il triennio 2019/2021 (i coefficienti, cioè, che, applicati al totale dei contributi versati durante la vita lavorativa, determinano l'importo annuo di pensione cui si ha diritto). È la quarta revisione da quando è stata introdotta nel 2009 e tutte sono state negative. Con riferimento, ad esempio, a un lavoratore con 100 mila euro di contributi versati e 65 anni d'età, la pensione è calata in questi anni di circa 900 euro: il prossimo anno sarà di 5.245 euro, nel 2009 è stata di 6.136 euro.

Dal 2019 i nuovi coefficienti. I coefficienti operano nel sistema contributivo delle pensioni (in vigore per tutti dal 2012), il quale funziona grosso modo come un libretto di risparmio. Il lavoratore accantona ogni anno i contributi e, all'atto del pensionamento, a totale contributi versati (montante contributivo) viene applicato un coefficiente, detto di trasformazione, che converte i contributi in pensione. L'ultima revisione c'è stata a gennaio 2016, dopo quella di gennaio 2013, che ha fissato i coefficienti per il triennio 2016/2018. Se durante il primo triennio, 2013/2015, a parità di ogni altra condizione, gli assegni sono stati alleggeriti in media di circa il 3% rispetto al triennio 2010/2012, aggiungendosi all'ulteriore taglio del 7%, sempre in media, rispetto al periodo 1996/2009 (prima la revisione non c'era), con il terzo taglio c'è stata l'ulteriore riduzione di circa il 2%, sempre in media, portando a circa l'11% la riduzione, in media, di tutto il periodo (dal 2009 al 2018). L'anno prossimo ci sarà la quarta revisione, sempre negativa, di circa l'1%, portando il calo complessivo del periodo oltre il 12%.

Debutta il coefficiente per i 71 anni. Scappatoie da questa tagliola non ci sono, se non quella di lavorare di più. La riforma Fornero, per questo, ha agevolato chi rimarrà al lavoro fino alla veneranda età di 70 anni e 7 mesi, cioè proprio al fine di ottenere pensioni più consistenti. Per questo, dal prossimo anno entrerà in vigore un nuovo coefficiente: quello legato all'età di 71 anni.

Come cala la pensione. Per avere l'idea di come stia fluttuando negli anni la misura della pensione, ecco il calcolo di un'ipotetica pensione annua corrispondente a un montante contributivo di 100 mila euro, a 65 anni d'età per un pensionamento avvenuto entro il 2009, la pensione annua è stata di 6.136 euro; per un pensionamento avvenuto dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2012, la pensione annua è stata di 5.620 euro, quindi 516 euro in meno rispetto al 2009; per un pensionamento avvenuto dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015, la pensione annua è stata di 5.435 euro, ossia 185 euro in meno rispetto al 2012 e 701 euro in meno rispetto al 2009; per un pensionamento avvenuto o che avverrà dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018, la pensione annua è stata o sarà pari a 5.326 euro, ossia 109 euro in meno rispetto al 2015, 185 euro in meno rispetto al 2012 e 810 in meno rispetto al 2009; per un pensionamento che avverrà dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2021, la pensione annua sarà di 5.245 euro, ossia 81 euro in meno rispetto al 2018, 266 euro in meno rispetto al 2012 e 891 euro in meno rispetto al 2009.

Arrivederci al 2021. La revisione, come detto, è valida per tutto il triennio 2019/2021. La prossima, pertanto, ci sarà a partire dall'anno 2022 e d'allora in poi avrà cadenza biennale.

Daniele Cirioli – 09 giugno 2018 – tratto da Italia Oggi

Altre notizie