Il miraggio dei nuovi pensionamenti di anzianità con quota 100 assume un profilo sempre più definito dopo il vertice tecnico-politico della Lega di martedì. E sulla base delle stime di impatto Inps di luglio per le diverse configurazioni di questo requisito con almeno 35 anni di contributi si può affermare che, se adottato, nel primo triennio di applicazione il flusso dei nuovi pensionamenti potrebbe più che raddoppiare rispetto alle uscite anticipate dell’anno scorso.
Il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, ha parlato due giorni fa di quota 100 con non più di 62 anni d’età, requisito che potrebbe essere accoppiato dal canale dei 41 anni e mezzo senza limiti di età.

Nel primo caso, non essendo disponibili stime dei proponenti, viene in soccorso la simulazione contenuta nella nota tecnica Inps di quest’estate: con quota 100 e 64 anni di età minima il maggior numero di pensioni stimato a fine anno parte dai 258mila nel 2019 per arrivare a sfiorare le 300mila unità nel 2021, con una maggior spesa che parte da 4,6 miliardi per arrivare a 6,3 cumulati annui. Numeri destinati a crescere sensibilmente se il disco verde per la nuova anzianità si accendesse a 62 anni.

Nel 2017 i pensionamenti anticipati nelle principali gestioni Inps sono stati 153mila, un dato che l’anno prossimo a regole invariate si ridurrebbe di circa un quarto per via dell’aumento di tre mesi del requisito (a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne), scendendo a non più di 120mila unità. Ebbene già dal primo anno di applicazione quota 100 con 64 anni consentirebbe un flusso di uscite più che raddoppiato nel solo settore privato. Un rapporto, come detto, salirebbe ancora di più se l’età minima dovessero scendere a 62.

Ieri dai Cinquestelle non sono arrivare reazioni alla proposta della Lega di quota 100 con soli 62 anni. Nell’intervista al Sole24Ore di una settimana fa Matteo Salvini aveva parlato di una maggiore spesa possibile tra i 6 e gli 8 miliardi. Ma, soprattutto, aveva insistito sul fatto che il diritto alla pensione di un 62enne vale un posto di lavoro e mezzo in più per un giovane. E che molti imprenditori «se potessero alleggerirsi della manodopera più anziana tornerebbero subito a occupare più giovani». E quindi una parte dei costi «verrebbe riassorbita rapidamente dai maggiori contributi versati». Per Luigi Di Maio il protagonista numero uno della futura legge di Bilancio resta il reddito di cittadinanza insieme con il superamento della legge Fornero. Un duplice intervento che potrebbe muovere i primi passi già a gennaio con la «pensione di cittadinanza», ovvero l’innalzamento a 780 euro degli assegni sotto quella soglia. Ma visti i livelli di maggior spesa corrente in discussione e l’impegno reiterato a rispettare i vincoli di bilancio, fino all’ultimo le scelte potrebbero cambiare.

Con quota 100 e 62 anni d’età si supererebbero anche le obiezioni sindacali (Uil) secondo cui la nuova anzianità potrebbe risultare più penalizzante dell’Ape sociale per disoccupati o lavoratori con carichi familiari o impegnati in mansioni gravose o, ancora, lavoratrici con due figli che, con soli 63 anni, potrebbero oggi accedere al prestito-ponte per il pensionamento garantito dallo Stato e che, nella proposta leghista, verrebbe cancellato.

Davide Colombo - 13 settembre 2018 – tratto da sole24ore.com

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