Una fatturazione differita (entro giorno 15 del mese successivo) salverà professionisti e imprese dai rigori della fatturazione elettronica, o meglio dal vincolo della data di emissione della fattura nel giorno stesso di effettuazione dell'operazione stessa. A lanciare la scialuppa di salvataggio è stato ieri Antonino Maggiore, direttore da cinque giorni dell'Agenzia delle entrate alla sua prima uscita pubblica in audizione davanti alla commissione finanze della camera. «Mi sono insediato da cinque giorni e ringrazio per l'opportunità che mi viene offerta di illustrare lo stato dell'arte e le attività in corso di studio e di sviluppo in tema di fatturazione elettronica», ha esordito Maggiore. Il quale, nel rispondere alle domande dei deputati, ha ampliato le maglie di applicazione del meccanismo (già esistente) della fatturazione differita. «Cioè emettendo anche su carta al momento dell'effettuazione dell'operazione un documento di trasporto o altro documento equipollente ed emettendo un'unica fattura riepilogativa delle singole operazioni entro il giorno 15 del mese successivo a quello delle operazioni stesse». Un escamotage, come ha poi spiegato il neodirettore delle Entrate, a fin di bene: previsto per chi - piccolo imprenditore - non è avvezzo all'elettronica, può essere pensato anche per quel contribuente che abbia problemi di connessione o difficoltà tecniche applicative. «Riconosciamo che l'emissione della fattura entro 24 ore può essere un problema, la mia relazione si basa sulla normativa vigente, ma si possono apportare delle migliorie». L'accenno dunque alla fatturazione differita è rivolto anche a chi si venga a trovare in una difficoltà oggettiva: «L'Agenzia delle entrate ha già dimostrato buona volontà, nella circolare 13, nel rispondere a una domanda: se si trasmette con qualche giorno di ritardo, entro i termini della liquidazione si incorre nella sanzione? La risposta è stata no», esemplifica Maggiore. La circolare è chiara: in prima fase di applicazione, se si tratta di qualche giorno di ritardo, ma comunque non viene arrecato danno all'erario non c'è sanzione. «Con questo», evidenzia Maggiore, «non è che si sia data una risposta innovativa già nel dlgs 472: le violazioni puramente formali che non hanno riflessi di natura evasiva non sono punibili. Basta applicare quella norma, che esiste da decenni», anche se «a regime si vorrebbe andare oltre se c'è difficoltà», nel senso di modificare la normativa sulla rigidità della data di emissione.
Se c'è, dunque, difficoltà di trasmettere le fatture l'Agenzia apre a un invio dopo due, tre e finanche dieci giorni: «l'importante», ha sottolineato Maggiore «è adempiere entro il termine entro il quale la fattura deve essere liquidata».
Il direttore dell'Agenzia riconosce, rispondendo ai rilievi dei deputati, che in sintesi la data della fattura è una convenzione, un artifizio, volendo forzare che è già oggi pratica: «La data della fattura non c'è fintanto che non la scrivo, se mi è data facoltà di farla qualche giorno dopo bene ma non possiamo sponsorizzare la finzione. La soluzione», sottolinea, «è trovare una strada in linea con previsioni di legge per superare la rigidità entro le 24 ore: va bene all'interno del periodo di liquidazione ma bisogna variare la norma perché allo stato siamo consapevoli che non è così».
Maggiore ha poi annunciato che l'Agenzia intende adoperarsi per accelerare su una procedura di raccolta delle deleghe massiva da parte dei professionisti. Inoltre, sul tema della detrazione dell'Iva, ha riconosciuto l'esigenza di cambiare la norma: anche in questo caso la data spartiacque che non comporta problemi per l'erario è il periodo di liquidazione. «Da parte dell'Agenzia ci può essere impegno a agevolare, noi non avremmo preclusioni da un punto di vista operativo. Per l'Agenzia intesa come macchina che si occupa della gestione del fisco, se entra nella liquidazione periodica entra ora o il mese dopo non è che ci cambia, è fisiologia questa, secondo me». Maggiore ha poi dovuto spiegare l'affermazione contenuta nella relazione per cui con il meccanismo non si sconfiggerà l'evasione dell'Iva, perché la fatturazione elettronica non è un antibiotico anti evasione: «L'obbligo di fatturazione elettronica, con ogni probabilità non produrrà effetti nei confronti di chi è solito non emettere fattura in relazione alle operazioni effettuate, mentre potrà determinare un effetto di deterrenza verso quei soggetti che emettono fatture con dati difformi rispetto alle prestazioni effettivamente rese. «La relazione», ha spiegato, «mette in evidenza che non basta cambiare un sistema, quello della fatturazione per cambiare una mentalità che non ha la volontà di farle». In questi casi di evasione totale, per il direttore delle Entrate, che porta la sua esperienza di generale della Gdf in aspettativa, «devo trovare il contribuente che si occulta e ci sono gli strumenti di ricerca e di rastrellamento del territorio per quelli che sono fantasmi, evasori totali». L'incrocio dati nel sistema di interscambio farà intercettare chi le fatture le fa, e le faceva «male» o, come dice Maggiore, «le gonfiava o sgonfiava».
Infine sulle semplificazioni che il meccanismo dovrebbe portare Maggiore calcola che con il nuovo regime dei minimi i piccoli e medi saranno esclusi dall'adempimento e che calcoli dello spesometro alla mano comunque il 7% dei contribuenti emette un numero di fatture inferiore a 500 in un mese: «Se fa circa 30 fatture in un mese e ha difficoltà tecniche per non incorrere nei rigori della legge può avvalersi della fatturazione differita».

Cristina Bartelli - 04 ottobre 2018 – tratto da Italia Oggi

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