I ricercatori italiani sono dei fuoriclasse. Dopo i tedeschi sono quelli che hanno conquistato più «consolidator grant», le ambitissime borse del Consiglio europeo della ricerca che ha appena distribuito ben 573 milioni a 291 ricercatori scegliendo i progetti migliori e i profili degli scienziati ben affermati in carriera. I fondi - ogni borsa può valere fino a 2,5 milioni - andranno però in buona parte all’estero, perché solo 13 dei 35 italiani premiati farà la ricerca nel nostro Paese. Mentre solo due ricercatori stranieri - questa forse la vera anomalia - hanno scelto laboratori italiani, a riprova della bassa attrattività del nostro sistema.

I 291 vincitori di 40 Paesi porteranno avanti i progetti in università e centri di ricerca di 21 Paesi europei, soprattutto Gran Bretagna, la metà più scelta dai cervelli top con 55 progetti , Germania con 38, Francia con 32, e Svizzera con 29. Meglio di noi come attrattività anche Israele (che partecipa come Paese associato) con 23, l’Olanda con 19 e la Spagna con 16. I progetti in Italia saranno in tutto 15, di cui solo due di stranieri che andranno al San Raffaele di Milano e all’Istituto europeo di Fiesole. Per quanto riguarda la nazionalità i tedeschi sono in assoluto i più premiati, con 49 borse. Seguiti dagli italiani (35), dai francesi (34), dagli inglesi (27), dagli israeliani (21) e dagli spagnoli (17). Gli Erc premiati quest’anno spaziano dallo studio della disuguaglianza dei salari alla protezione dei rifugiati in Europa centro-orientale, dalla crittografia quantistica all'origine della vita, dal movimento dei robot bipedi alla realtà aumentata per manipolare ologrammi come se fossero oggetti reali, progetto quest'ultimo coordinato dall'italiano Antonio Ambrosio presso il Laboratorio iberico internazionale di nanotecnologia, in Portogallo.

In tutto sono state 2.389 le proposte valutate e solo il 12% circa sarà finanziato. Il 32% dei premiati sono donne. I Consolidator Grant sono le borse forse più prestigiose e ricche - sono parte del programma di ricerca e sviluppo europeo Horizon 2020 - e vengono assegnate a ricercatori di qualsiasi nazionalità ed età, con almeno sette e fino a dodici anni di esperienza dopo il dottorato, e un curriculum scientifico promettente. I ricercatori devono svolgere il proprio lavoro in un’organizzazione di ricerca pubblica o privata con sede nella Ue o in uno dei paesi associati. Il finanziamento (in media di 2 milioni di euro per grant) è previsto per un massimo di cinque anni e copre principalmente l’impiego di ricercatori e altro personale per consolidare il gruppo di lavoro dei beneficiari.

Tra i vincitori italiani, quelli che svolgeranno le proprie ricerche nel nostro Paese sono: Elisabetta Baracchini, del Gran Sasso Science Institute (Gssi) e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn); Niccolò Bolli, dell'Università di Milano; Chiara Cappelli, della Scuola Normale Superiore di Pisa; Ugo Dal Lago, dell'Università di Bologna; Stefano Favaro, dell'Università di Torino; Massimiliano Fiorini, dell'Infn; Giulia Giannini, dell'Università di Bergamo; Massimo Leone, dell'Università di Torino; Francesco Ricci, dell'Università di Roma Tor Vergata; Lorenzo Rosasco, dell'Università di Genova; Francesco Scotognella, del Politecnico di Milano; Alberto Sesana, dell'Università di Milano Bicocca e Giuseppe Vicidomini, dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit).

Marzio Bartoloni - 29 novembre 2018 – tratto da sole24ore.com

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