Restano invariate rispetto all’anno scorso le fasce retributive e i relativi contributi dovuti all’Inps per il lavoro domestico. È lo stesso istituto di previdenza a comunicarlo nella circolare 13/2017 pubblicata ieri.

In realtà il parametro di riferimento per le variazioni delle fasce di retribuzione è negativo (-0,1%) ma, in base a quanto stabilito dalla legge di Stabilità 2016, in questi casi deve essere portato a zero. Dunque nulla cambia rispetto all’anno scorso.

Peraltro nei giorni scorsi è stato ufficializzato anche l’aggiornamento dei minimi retributivi previsto dal contratto collettivo di settore. La variazione è minima, perché l’indice di riferimento in quel caso è cresciuto dello 0,1 per cento.

Rispetto agli anni scorsi l’Inps nella circolare ha aggiunto una precisazione, in risposta alle domande arrivate dalle sedi territoriali, per quanto riguarda i casi di regolarizzazione a integrazione di un rapporto di lavoro domestico già denunciato per più di 24 ore a settimana. Se, per esempio, viene presentata una domanda di regolarizzazione per integrare le ore di un collaboratore per il quale sono state già pagate almeno 25 ore per settimana, deve essere mantenuto il calcolo della quarta fascia contributiva, quella riferita all’orario di lavoro superiore a 24 ore settimanali.

Sul fronte del lavoro domestico, giovedì scorso Fidaldo, la Federazione italiana datori di lavoro domestico, è intervenuta sul tema dei voucher in occasione di un’audizione alla Commissione lavoro della Camera dei deputati. «Solo un’equilibrata combinazione di limitazioni, di importo e temporali, - ha affermato Andrea Zini a nome della Federazione - può garantire che i voucher vengano effettivamente usati per retribuire prestazioni a carattere straordinario e non, come invece molto spesso accade, in sostituzione di un regolare contratto di lavoro». La soluzione proposta consiste nell’introduzione di un limite di 2mila euro all’anno per i datori di lavoro domestico, da spendere in un massimo di 3 mesi e non superando la soglia di 30 giorni.

Con la circolare 12/2017, sempre pubblicata ieri, l’istituto di previdenza ha aggiornato i parametri e le aliquote per i lavoratori dipendenti non agricoli, gli autonomi e gli iscritti alla gestione separata che versano i contributi volontari. Anche in questo caso l’adeguamento correlato all’andamento dell’inflazione di riferimento è zero.

Le uniche novità derivano dalla variazione delle aliquote, che per gli artigiani e commercianti crescono dello 0,45%, come già previsto dalle norme.

Scende, invece, quale conseguenza della legge di bilancio 2017, l’aliquota per le partite Iva iscritte in via esclusiva alla gestione separata. Dopo anni di blocco temporaneo al 27% (per impedire l’aumento al 33% previsto dalla legge 92/2012) è stata fissata in via definitiva l’aliquota al 25 per cento. Di conseguenza, a fronte di un minimale invariato a 15.548,00 euro, i contributi volontari annuali quest’anno sono pari a 3.887,04 euro invece dei 4.197.96 euro dell’anno scorso. Crescono, al pari dell’aliquota che passa dal 31 al 32%, quelli dovuti da collaboratori e figure assimilate iscritti alla gestione separata Inps.

Matteo Prioschi - 28 gennaio 2017 – tratto da sole24ore.com

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