Il cumulo gratuito della pensione per i professionisti resta un miraggio. Il 20 febbraio - quando Adepp e Inps hanno presentato la convenzione in pompa magna - l’accordo sembrava cosa fatta e, invece, è ancora tutto fermo.

Il casus belli sono i costi di gestione della pratica, in tutto 65,04 euro una tantum da dividere tra gli enti coinvolti. L’Inps propone che questa spesa venga divisa fra gli enti interessati; per le Casse di previdenza rappresentate dall’Adepp la gestione delle pratiche di cumulo è stata affidata all’Inps dalla legge, e dato che, proprio per il cumulo «lo Stato ha riconosciuto all’Inps un maggior finanziamento che, a regime, raggiungerà l’importo di 89milioni di euro all’anno», soldi che arrivano dalle tasse pagate anche dai professionisti, per Adepp «...sarebbe una discriminazione inaccettabile imporre ai nostri iscritti di pagare lo stesso costo due volte».

Sul merito si è espresso anche il ministero del Lavoro, che rispondendo a un quesito dell’Inps ha chiarito che la questione andava contrattata tra le parti .

Ieri Adepp ha voluto fare un altro passo verso lo sblocco della questione: alle tre del pomeriggio tutte le 18 Casse di previdenza iscritte all’associazione hanno inviato via Pec all’Inps e al suo presidente Tito Boeri la convenzione firmata. In questo modo, si legge nel comunicato Adepp diramato ieri pomeriggio, è stato rimosso «l’ultimo ostacolo formale al pagamento degli assegni a chi ha già fatto domanda». Ma non solo, «se l’Istituto continuerà a non pagare - prosegue il comunicato - d’ora in poi gli interessati potranno azionare eventuali rimedi giudiziari nei confronti dell’Inps».

Di diverso avviso l’istituto di nazionale di previdenza, che in una nota diffusa in serata ha ribadito come la legge rimandi a un accordo tra le parti per quanto riguarda la divisione degli oneri di gestione e che il testo della convenzione che era stato concordato e «frutto di un lungo scambio tra le parti prevedeva esplicitamente questa ripartizione». La convenzione che invece le Casse hanno restituito ieri all’istituto di previdenza, sottolinea l’Inps stesso, «è stata modificata ad arte rispetto al testo precedentemente redatto...ed è quindi non accettabile da parte dell’Istituto. La convenzione non ha pertanto valenza in quanto non risponde ad un accordo tra le parti».

Effettivamente la bozza di convenzione circolata il 20 febbraio, sia nelle premesse, che all’articolo 12 parla proprio del costo di gestione, lasciando però in bianco il quantum; nel testo si legge «quale ristoro forfettario degli oneri correlati alle procedure amministrativo contabili necessarie per l’erogazione del servizio...». Inoltre sempre tale bozza prevede che le nuove regole si applichino anche alla totalizzazione delle pensioni, procedura operativa già da una decina d’anni. E nel comunicato diffuso ieri l’Adepp ora contesta anche tale parte dell’accordo.

I lavoratori che hanno versamenti in più enti di previdenza sono circa 700mila, di questi gli over 60 sono il 10% e le domande arrivate per il cumulo - il dato è fermo a metà febbraio - per ora sono 5mila.

Quanto ai 65,04 euro l’Inps ieri ha precisato che si riferiscono solo alla gestione del pagamento delle pensioni e che tutti gli altri costi amministrativi sono a carico dell’istituto, mentre gli 89 milioni di euro - a cui si riferisce Adepp - servono a coprire i maggiori oneri di spesa previdenziale determinati dalle pensioni in cumulo. Oltretutto i 65,04 euro, essendo un costo complessivo a lavoratore devono essere divisi per il numero di enti coinvolti, per cui per ogni ente la spesa massima per ogni lavoratore pensionato sarebbe il 32,52 euro.

Federica Micardi/Matteo Prioschi - 20 marzo 2018 – tratto da sole24ore.com

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