Liti fiscali bagatellari. Il 44% delle cause avviate da cittadini e imprese nel corso del 2017 ha per oggetto controversie inferiori ai 3 mila euro. La percentuale diventa il 70% se si alza l'asticella a 20 mila euro. In valore assoluto il numero delle mini liti diminuisce rispetto al passato, anche grazie all'ampliamento della mediazione, ma non la loro quota sul totale del contenzioso. I 211.515 fascicoli presentati alle Ctp e Ctr italiane lo scorso anno valgono nel complesso 29 miliardi di euro, ma più della metà di tale cifra è riferibile a soli 3.600 maxi ricorsi a sette cifre. Il trend viene confermato anche guardando alle giacenze: sui quasi 418 mila gravami pendenti al 31 dicembre 2017, che valgono 50,4 miliardi di euro, il 41% ha valore inferiore ai 3 mila euro e un altro 27% è compreso tra i 3 e i 20 mila euro. È quanto emerge dalla relazione annuale sul contenzioso fiscale per il 2017, diffusa ieri dalla direzione giustizia tributaria del dipartimento delle finanze.

Flussi. I dati del Mef ufficializzano quanto già emerso nelle precedenti rilevazioni trimestrali: il 2017 conferma la diminuzione tendenziale delle liti tributarie pendenti, ridotte del 10,7% rispetto al 2016 e pronte a scendere per la prima volta sotto quota 400 mila nel corso del corrente anno. Al risultato contribuisce il calo dell'8,8% rispetto al 2016 dei nuovi ricorsi e appelli (-9,4% in Ctp e -7,2% in Ctr). Con 211.515 nuovi contenziosi e 261.820 controversie definite il saldo netto è positivo per 50 mila unità. Il numero delle cause chiuse ha subito tuttavia una battuta d'arresto di quasi l'11% rispetto a un anno prima: un risultato influenzato anche dalla riduzione del numero di giudici tributari in servizio (-3,7%).

Tempi. L'abbattimento degli arretrati comporta pure un'accelerazione nel ricambio dei fascicoli, che vedono così ridurre la propria «anzianità» media. Sulle quasi 418 mila cause pendenti, 265 mila (63%) sono in giacenza da meno di 2 anni, altre 114 mila (27%) sono iscritte da un periodo compreso tra 2 e 5 anni e solo 38 mila (10%) risalgono a cinque o più anni fa. La durata media dei processi fiscali chiusi nel 2017 è risultata pari a 758 giorni nelle Ctp e a 772 giorni nelle Ctr. In entrambi i casi la durata è stata cioè di circa due anni e un mese: mentre in primo grado si è visto un miglioramento di 24 giorni rispetto al 2016 e di 99 giorni rispetto al 2015, in appello il miglioramento è di soli 6 giorni rispetto al 2016, ma con un peggioramento di 21 giorni rispetto al 2015.

Esiti. Il fisco vince più del contribuente in tutti i gradi di giudizio. Nel 2017, gli uffici hanno avuto ragione su tutta la linea nel 45,2% dei casi in Ctp e nel 45,3% in Ctr. Il contribuente ha ottenuto pronunce totalmente favorevoli rispettivamente nel 31,4% e 38,8% dei casi. La quota residua è costituita da giudizi intermedi, conciliazione o altri esiti, quali per esempio la rottamazione delle liti pendenti.

Cassazione. Ancora più elevato il tasso di vittoria dell'amministrazione finanziaria davanti ai giudici di legittimità. Nel 2017 la suprema corte ha ricevuto 11.241 ricorsi fiscali e ha definito 8.996 procedimenti. Di questi, quando l'impugnazione della sentenza era proposta dal contribuente il tasso di accoglimento non ha superato il 38,7% (36,6% quando la controparte era l'Agenzia delle entrate). Analizzando i ricorsi presentati dagli enti impositori, invece, risulta che le Entrate ne hanno visti accolti il 68,1%, gli enti locali il 62,9% ed Equitalia il 56,3%.

Processo telematico. Lo scorso anno ha registrato la messa a regime del processo tributario telematico (Ptt), partito in via sperimentale nel dicembre 2015 ed esteso a tutta Italia dal 15 luglio 2017. Sebbene il deposito telematico degli atti sia ancora una facoltà a disposizione delle parti e non un obbligo, nel 2017 sono stati effettuati circa 241 mila depositi telematici, pari al 20% del totale degli atti depositati. In particolare, in Ctp i depositi on-line sono stati 187.903 (23% del totale) e in Ctr 53.151 (15%). Su 3.572 difensori che si sono avvalsi del Ptt, la categoria professionale maggiormente rappresentata è quella degli avvocati (2.181), seguiti dai commercialisti (1.124).

Valerio Stroppa – 16 giugno 2018 – tratto da Italia Oggi

Altre notizie