L’obbligo vaccinale? Diventerà “flessibile”. Per intensità, tempi e caratteristiche epidemiologiche e organizzative dei territori: tradotto in pratica, niente vaccinazioni dove la copertura sarà già sufficiente. Fatta la circolare, che ha esteso al prossimo anno scolastico il regime di autocertificazione introdotto in fase di avvio dalla legge Lorenzin, ora toccherà ad un disegno di legge parlamentare intervenire di nuovo sui vaccini a scuola. Un testo limato più volte, messo a punto in casa M5S e condiviso non senza difficoltà con gli alleati leghisti, che sarà depositato in commissione Igiene e Sanità del Senato entro fine luglio.

La linea Grillo
«La nuova legge – ha spiegato la ministra della Salute Giulia Grillo – punta sulla gradualità dei meccanismi sanzionatori. L’esclusione scolastica è un provvedimento estremo, che non andava introdotto da un giorno all’altro ma pensato, se mai, come ultimo rimedio al termine di un percorso di pieno coinvolgimento e informazione ai genitori». Secca la critica alla legge Lorenzin, la 119/2017, che ha ripristinato l’obbligo per dieci profilassi, previsto multe per gli inadempienti e deciso l’esclusione da nidi e materne dei bambini da zero a sei anni non in regola. La linea dichiarata da Grillo è di «un razionale buon senso: non fare un decreto che prevede dieci vaccini all’improvviso, quando il giorno prima erano quattro».

I nodi da sciogliere
Una correzione di rotta più facile a raccontarsi che a mettere in pratica. Intanto, se la dichiarazione sostitutiva anche per l’anno scolastico 2018/2019 è “passata”, sulla ministra M5S sono fioccate dall’opposizione le accuse di aver potenzialmente scaricato sulle famiglie (soprattutto le più fragili) la responsabilità di autocertificare una vaccinazione, magari mai verificata o mai avvenuta, configurando il reato di falso in atto pubblico. Non solo: «Con livelli di copertura migliorati ma ancora non ottimali, sistemi di anagrafe regionale incompiuti e non dialoganti – spiega Paolo Siani, deputato Pd e past president dell’Associazione culturale pediatri - la linea più morbida sull’obbligo potrebbe nuocere alla tutela della salute collettiva».

Al ministero sono invece convinti che il «significativo innalzamento delle coperture» ottenuto nel primo anno di legge Lorenzin – quasi 4,5 i punti percentuali recuperate per il morbillo, che però resta al di sotto della soglia Oms del 95% necessaria per la «copertura di gregge» - sia un trampolino di lancio sufficiente per rimodulare l’obbligo. Mentre sono tutti da valorizzare l’informazione e il coinvolgimento delle famiglie, la farmacovigilanza, l’impegno dei dipartimenti prevenzione delle Asl e la comunicazione affidata a medici e campagne nazionali.

L’anagrafe incompiuta 
Perché il sistema funzioni, va realizzata la grande incompiuta della legge Lorenzin: l’anagrafe vaccinale nazionale, che raccoglierà i dati sulle coperture. Il decreto è pronto: resta il passaggio al Garante della privacy, che anche alla luce del nuovo Regolamento europeo si esprimerà sulle modalità di circolazione e gestione dei nominativi, nel caso ad esempio di spostamento di un bambino da una regione all’altra, e quindi tra anagrafi vaccinali diverse. L’anagrafe è la base della nuova legge: registrerà persone vaccinate e da vaccinare, immuni e non vaccinabili, dosi e tempi. Non solo: raccoglierà i dati Asl dalle Regioni e le segnalazioni di eventi avversi da Aifa e dai cittadini. Solo disponendo di un quadro certo e aggiornato, puntuale e dettagliato della situazione territoriale, si otterrà nel tempo quell’«automatismo nel conoscere chi è vaccinato e chi non lo è» che a regime consentirà al ministero di mettere in campo gli interventi mirati e graduati che sono la bandiera della nuova legge.

«Considerando la situazione di partenza e l’estrema eterogeneità dei sistemi locali, prima che l’anagrafe nazionale sia implementata potranno passare anche due anni - avvisa il coordinatore del Calendario vaccinale per la vita, Paolo Bonanni -. Per questo, a nostro avviso è prematuro intervenire oggi sulla legge Lorenzin. Nessuno è affezionato all’obbligo in sé, ma per ottenere un controllo in tempo reale servono una banca dati perfettamente funzionante, un cambiamento culturale nel Paese e una base di coperture vaccinali adeguata».

La nuova legge è ormai ai nastri di partenza: la scommessa è tutta da giocare.

Barbara Gobbi - 23 luglio 2018 – tratto da sole24ore.com

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