No a un avvio frazionato dell’obbligo di fattura elettronica. «Qualora si prevedesse di intervenire normativamente per limitare l’obbligo a specifiche categorie di operatori, si introdurrebbero elementi di notevole complessità per gli operatori stessi (e per i loro intermediari) nella gestione quotidiana delle fatture». E «aumenterebbe notevolmente il rischio di errori da parte degli operatori con conseguenti difficoltà di controllo da parte dell’amministrazione finanziaria e ripercussioni sulle azioni di prevenzione e contrasto a fenomeni di frode ed evasione Iva». Parola di Antonino Maggiore, neodirettore delle Entrate, nella sua prima uscita ufficiale in audizione alla commissione Finanze della Camera.

La semplificazione ci sarà. Non solo sulle App e sui software messi a disposizione (dove si sta studiando un modello di e-fattura precompilata attingendo ai dati già presenti in Anagrafe tributaria) come sollecitato dai deputati del Movimento 5 Stelle. Ma anche sotto il profilo normativo. Nel rispondere alla domanda posta da Raffaele Baratto (Forza Italia) sui tempi ristretti di invio dell’e-fattura, Maggiore ha assicurato che «senza invasioni di campo rispetto al dipartimento delle Finanze» l’Agenzia si farà promotrice di «migliorie». Nel quadro legislativo attuale, già la circolare 13/E/2018 prevede la non applicazione di sanzioni in caso di lieve ritardo che non ha effetti sulla liquidazione di periodo. A regime - sempre secondo Maggiore - si potrebbe andare oltre, concedendo più tempo con un intervento legislativo che preveda l’assolvimento dell’obbligo entro «uno, due, tre, dieci giorni» se ci sono difficoltà ma «l’importante è che sia un termine contenuto nella liquidazione del periodo in cui l’operazione è stata effettuata».

Inoltre Maggiore, sollecitato dalle domande di qualche deputato, ha detto di ritenere che si possa partire dal 1° gennaio 2019 senza la necessità di “perorare” una proroga presso il Governo. La fase sperimentale non ha fatto emergere criticità, secondo il direttore, che sottolinea come dal 1° luglio sono state quasi 4 milioni le e-fatture tra privati. D’altronde, va ricordato che la fattura elettronica dovrà garantire a regime 2 miliardi di maggiori entrate così come deciso dalla manovra dello scorso anno. Un effetto deterrente, come ricostruito dal neodirettore, si potrebbe avere soprattutto per chi emetteva fatture «anomale» con importi maggiori o minori rispetto alla realtà. Perché in questi casi prima di emettere un documento falso o almeno non veritiero e inviarlo al Fisco ci si penserà bene prima. Il problema resta per chi la fattura già non la emette adesso, perché è totalmente sconosciuto al Fisco o perché si nasconde. In questi casi, Maggiore ritiene che bisognerà intervenire con «un’azione mirata di controllo del territorio». E i dati delle fatture elettroniche serviranno «sia per supportare i contribuenti sia per fare analisi dei rischi».

In attesa della semplificazione legislativa con manovra e decreto collegato in arrivo, nessun accanimento sugli operatori minori: il riferimento non è però ai minimi e forfettari che saranno esonerati dall’invio telematico ma a chi è soggetto Iva. Un aiuto può arrivare dalla fattura differita grazie alla quale si potrà emettere «anche su carta – al momento dell’effettuazione dell’operazione – un documento di trasporto o altro documento equipollente ed emettendo un’unica fattura riepilogativa delle singole operazioni entro il giorno 15 del mese successivo a quello delle operazioni stesse». Anche perché in questo modo «l’operatore - ha fatto notare Maggiore - avrebbe il tempo sufficiente per rivolgersi all’intermediario».

M.Mobili/G.Parente - 4 ottobre 2018 – tratto da sole24ore.com

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