Un equo compenso più forte e rivolto a tutti i committenti. La misura di tutela dei compensi percepiti dai professionisti dovrà essere estesa anche ai privati e dovranno essere introdotti dei meccanismi più stringenti per la sua applicazione da parte della Pubblica amministrazione. È quanto affermato ieri dal sottosegretario alla giustizia Jacopo Morrone durante l'incontro con i rappresentanti degli ordini e dei collegi vigilati dal ministero della giustizia, andato in scena proprio nella sede di via Arenula. Al tavolo hanno partecipato la Rete delle professioni tecniche (Rpt) e il Comitato unitario delle professioni (Cup). Presente anche il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani. «Quello di ieri è stato il primo di una serie di incontri con i rappresentanti professionali», dichiara il sottosegretario. «Il nostro obiettivo è, in primis, quello di valorizzare il ruolo degli iscritti, dare attenzione alle necessità delle categorie. Far parte di un ordine non vuol dire far parte di una lobby. Oltre ai temi trattati oggi, ho chiesto una panoramica sugli emendamenti presentati dai vari organismi per vedere cosa si può fare in legge di bilancio. Speriamo di inserire delle novità già in manovra». Tra gli argomenti all'ordine del giorno quello dei compensi: «l'equo compenso è una priorità nell'agenda di governo», continua il sottosegretario. «Il nostro progetto è di renderlo più forte e senza possibilità di deroghe». L'idea, appunto, è quella di prevedere l'estensione della misura anche verso i soggetti più piccoli: secondo quanto previsto dalla norma, infatti, solo i cosiddetti «clienti forti» (banche ed assicurazioni) e la pubblica amministrazione hanno l'obbligo di pagare un compenso «commisurato alla qualità e alla quantità del lavoro svolto», nonché «conforme ai parametri ministeriali». Ora, come detto, si punta ad estenderla anche verso i piccoli committenti privati. Un altro argomento di discussione è stato la riforma delle procedure elettorali dei vari ordini; si va verso una legge unica delle categorie. «Bene l'idea di una normativa generale che risolva problemi di incompatibilità», dichiara il coordinatore della Rpt Armando Zambrano, «ma poi bisogna capire che ogni ordine ha le sue esigenze, dovute anche al numero di iscritti. Per questo bisognerà lavorare per definire delle specifiche, una volta che la struttura della legge unica sarà pronta. In generale», continua Zambrano, «abbiamo assistito ad un incontro cordiale: il sottosegretario è sembrato molto attento alle istanze degli ordini professionali. Da parte nostra abbiamo presentato una serie di proposte per rendere più efficiente il sistema». La Rpt ha posto particolare attenzione sulla necessità di completare la riforma degli ordinamenti professionali, avviata nel 2011-2012, «intervenendo sulla disciplina dell'obbligo assicurativo, sulle modalità di espletamento della formazione continua e sulla semplificazione delle procedure di gestione dei consigli di disciplina». Il Cup, da parte sua, ha posto l'accento sulla necessità di dare attuazione al principio di sussidiarietà previsto dal Jobs act autonomi, in particolare individuando gli atti pubblici che possono essere rimessi ai professionisti ordinistici. «Ringrazio il sottosegretario Morrone per la sensibilità manifestata», dichiara la presidente del Cup Marina Calderone. «Il sistema degli ordini professionali italiani ha un valore aggiunto per il sistema-Paese e verificare la concreta disponibilità del ministero vigilante a intervenire sulle criticità è di buon auspicio». Al termine dell'incontro il sottosegretario ha fissato un nuovo tavolo di lavoro a gennaio, con l'obiettivo di individuare, entro il mese di maggio, i provvedimenti da porre all'attenzione del governo. Nel frattempo, ordini e collegi sono invitati ad inviare le loro proposte di riforma.

Michele Damiani - 28 novembre 2018 – tratto da Italia Oggi

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