Reddito di cittadinanza, una fotocopia del reddito di inclusione. Sono infatti numerosi gli aspetti di disciplina simili tra le due prestazioni, che mostrano il nuovo RdC quale evoluzione del ReI, in vigore dall'anno scorso e del quale il reddito di cittadinanza riproduce la struttura e la disciplina. A cominciare dal fatto che entrambe le prestazioni si compongono di due parti: di un beneficio economico, erogato mensilmente su carta di pagamento elettronica (Carta ReI o Carta RdC); di un progetto personalizzato per l'attivazione e l'inclusione sociale e lavorativa, il cui fine è il superamento della condizione di povertà.

Dal 1° marzo il reddito d'inclusione non potrà essere più richiesto, mentre si potrà fare domanda per il nuovo reddito di cittadinanza. Da aprile, inoltre, il ReI non verrà più riconosciuto, né rinnovato, mentre inizierà a essere erogato il RdC. A chi sia stato riconosciuto prima di aprile, il ReI continuerà a essere erogato per la durata prevista, fatta salva la possibilità di fare domanda per il RdC. A fissare la tempistica è il decreto legge approvato la scorsa settimana e atteso in gazzetta ufficiale.

La differenza maggiormente rilevante sta nell'importo della prestazione, che in entrambi i casi legato alla numerosità del nucleo familiare, ma che è più pesante nel RdC. In entrambi i casi, ReI e RdC dipendono dal reddito familiare: a) il RdC lo integra matematicamente, affinché il suo importo raggiunga i 6.000 euro. Per cui se una famiglia ha un reddito di 3.000 euro, riceverà un'integrazione di 3.000 euro e il RdC mensile sarà pari a 250 euro (salvo aggiungere l'ulteriore quota per il canone o il mutuo); b) il ReI dipende dal reddito familiare come calcolato con l'Isr (indicatore della situazione reddituale, che è una componente dell'Isee). Ad esempio, al lavoratore dipendente con un reddito di 3.000 euro (limite fino al quale spetta il ReI), il ReI è ridotto di 600 euro annui, cioè di 50 euro mensili (perché il reddito da lavoro dipendente rileva soltanto per il 20%).

A rendere più pesante il RdC c'è un ulteriore «contributo» che può spettare in due ipotesi:

  • quando la famiglia paga un canone di locazione per la casa di residenza: il RdC aumenta di un importo pari al canone pagato, nel limite massimo di 280 euro mensili (se il canone pagato è di 150 euro mensili, il contributo sarà di 150 euro al mese; se il canone è di 350 euro, il contributo sarà di 280 euro al mese);
  • quando la famiglia abita in abitazione propria, ma ha contratto un mutuo per l'acquisto o la costruzione dell'abitazione: il RdC aumenta di un contributo mensile pari alla rata di mutuo, nel limite massimo di 150 euro mensili.

Per una famiglia che abita in casa propria e non ha fatto un mutuo per la propria casa, allora, il RdC si comporrà esclusivamente dalla quota d'integrazione del reddito familiare. Ad esempio, se il reddito è di 3.000 euro, il RdC sarà variabile tra 250 (un componente) e 525 euro (quattro o più componenti). Se i componenti sono cinque, RdC e ReI risultano praticamente equivalenti (circa 500 euro mensili il ReI).

Daniele Cirioli - 23 gennaio 2019 – tratto da Italia Oggi

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