Maggio si è chiuso con un saldo positivo di 184.707 contratti, realizzato soprattutto per la spinta dei contratti a tempo determinato (+154.487 attivazioni). Per il tempo indeterminato le 179.643 attivazioni sono solo 271 in più delle cessazioni (ad aprile erano quasi 50mila in più), mentre ad incidere maggiormente sul lavoro stabile sono le 30.325 trasformazioni di contratti a tempo determinato (erano 21.184 a maggio 2014).

Nelle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro (lavoro subordinato e parasubordinato, compresa la Pa e il lavoro domestico) i contratti a tempo indeterminato a maggio rappresentano il 19,2% delle 934.258 attivazioni di contratti (erano il 14,9% a maggio 2014), quelli a tempo determinato il 68,8% (erano il 70,3%). Rispetto all’anno precedente continua a perdere terreno l’apprendistato che con soli 19.728 contratti rappresenta solo il 2,1% delle attivazioni (era il 2,7%), in discesa anche le collaborazioni (3,9% contro il 5,7%). Nel confronto con aprile le attivazioni di contratti a tempo indeterminato sono diminuite (erano 199.640), quelle a tempo determinato sono invece cresciute (da 598.404 a 643.032).

Ma ieri anche l’Inps ha diffuso i dati relativi in questo caso ai primi cinque mesi del 2015: rispetto al 2014 aumentano le assunzioni a tempo indeterminato (+152.722), i contratti a termine (+51.270), mentre diminuiscono le assunzioni in apprendistato (19.021). Da notare che l’Inps fa riferimento ai rapporti di lavoro attivati (anche quelli in capo ad uno stesso lavoratore) che riguardano tutte le tipologie di lavoro subordinato nel campo d’osservazione degli archivi Uniemens dei lavoratori dipendenti (escluso pubblico impiego gestione ex Inpdap, lavoratori domestici e operai agricoli). L’Inps evidenzia un saldo positivo tra attivazioni e cessazioni tra gennaio e maggio pari a 516.086 rapporti di lavoro (233.702 nello stesso periodo del 2014). In particolare tra gennaio e aprile le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono state 760.059 (il 25,1% in più del 2014), le cessazioni sono state 619.031 (-5,4%), le trasformazioni a tempo indeterminato dei rapporti a termine e degli apprendisti sono state 261.877 (+20,5%). A maggio per l’Inps la quota di nuovi rapporti stabili è stata pari al 41,5%, in calo del 2,6% rispetto ad aprile (44,1%), il 59% delle assunzioni ha beneficato dell’esonero contributivo della legge di stabilità.

Sempre ieri, peraltro, nell’incontro con Cgil, Cisl e Uil sulle politiche attive, il ministro del lavoro , Giuliano Poletti ha spiegato che per Italia Lavoro «verrà perseguita, nell’arco temporale della nuova programmazione comunitaria, la convergenza funzionale con la nuova agenzia nazionale Anpal, salvaguardando la continuità occupazionale per le risorse umane in essa impegnate».

Sui dati del ministero la Cgil, per voce di Serena Sorrentino, sottolinea che «il numero di contratti a tempo indeterminato diminuisce a fronte di un costante aumento di quelli a termine», e «non si registra una crescita stabile di nuova occupazione».

Intanto la leader della Cisl, Annamaria Furlan, guardando all’appuntamento di lunedì quando si riuniranno le segreterie unitarie dei tre sindacati confederali, sottolinea «la priorità e l’importanza di un confronto sulla riforma contrattuale e sull’attuazione dell’accordo sulla rappresentanza sindacale», auspicando che «il sindacato sia unito» in questo percorso. «Un sindacato che affidasse alla legge la regolazione dei contratti finirebbe per negare la ragione stessa della sua esistenza - è il monito lanciato ieri da Furlan -. Essere inadempienti indurrebbe il Governo ed il Parlamento ad entrare a gamba tesa sulle materie contrattuali, sulla partecipazione, sui minimi salariali e sulla rappresentanza».

Giorgio Pogliotti - 11 luglio 2015 - tratto da sole24ore.com

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